Rassegna storica del Risorgimento

1814-1848 ; AUSTRIA ; ISTRUZIONE PUBBLICA ; VENETO
anno <1957>   pagina <777>
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La politica scolastica dell'Austria nel Veneto dal 1814 al 1848 777
tornente gli studi filosofici e si resero assai ardui quelli legali.1) Agli insegnanti privati fu imposto, sotto pena di multe e di arresti, di conseguire la patente governativa. Maestri, pedagoghi ed istitutori privati dovevano quindi fre­quentare i corsi della scuola normale, come i maestri pubblici e conseguire l'idoneità. Inoltre ad essi fu prescritto di attendere con ogni premura all'in­segnamento della religione, usando gli stessi libri di testo adottati nelle scuole pubbliche e dedicandovi lo stesso numero di ore !
Tuttavia, malgrado l'accumularsi delle disposizioni restrittive, c'era sempre chi attendeva abusivamente all'insegnamento privato, ricorrendo al ripiego di iscrivere i propri allievi ai pubblici istituti usufruendo del nome di un insegnante patentato suo amico. Col passar degli anni le domande per otte­nere la patente di insegnante privato furono sempre numerose, come pure si continuarono ad aprire scuole private, malgrado la difficoltà di ottenere il relativo permesso. Il che fa pensare che, al di là di possibili motivi econo­mici, si presumeva di poter conservare in tale condizione una certa libertà di azione e di pensiero.
Quanto agli istituti privati già esistenti, il Governo, giudicandoli dei veri e propri focolai d'infezione politica, li colpì con tali limitazioni che o scompar­vero o dovettero rinunciare ad ogni velleità d'indipendenza.
Così successe innanzi tutto a Venezia, dove l'istruzione privata era par­ticolarmente diffusa. Nel 1814 si contavano una diecina di istituti privati, tra maschili e femminili, di un certo rilievo. Tra questi parecchi cessarono di esistere durante il trentennio meritano un cenno le Scuole di Carità dei fratelli Cavanis, la cui sorte può essere presa ad esempio di quello che capitò a molti consimili istituti nel Veneto. Queste scuole dei Cavanis erano sorte nel 1804 con lo scopo di istruire ed allevare i fanciulli poveri ed abbando­nati. Inizialmente vi erano impartiti solo gli studi elementari, poi, aumentando il numero degli allievi, si istituirono anche i corsi ginnasiali. Ma col ritorno dell'Austria neppure queste scuole furono risparmiate. Il Governo impose che anch'esse fossero soggette alla vigilanza politica per conoscerne le ten­denze e gli ordinamenti. I Cavanis lottarono e supplicarono, affinchè la loro istituzione, che era innanzi tutto un istituto di educazione, non venisse soffo­cata dalle imposizioni tiranniche del Governo. Ma anch'essi, se vollero sussi­stere, dovettero adottare i nuovi piani d'insegnamento e i loro maestri assog­gettarsi al prescritto esame. Le risoluzioni sovrane del 1819 e 1820, rispon­dendo a precedenti suppliche, concedevano che in queste scuole private ve­nisse svolto il corso di istruzione elementare, ma s'imponeva che l'istruzione ginnasiale fosse limitata solo agli elementi più capaci e quanto alla ricercata introduzione dello studio filosofico non havvi argomento di farne nemmeno tema di discussione .
Una sorte anche peggiore capitò alle Scuole gratuite di mutuo insegna­mento. Tali scuole, diffuse in Inghilterra e in Francia, basate su un metodo che rendeva i fanciulli insegnanti di se stessi, erano state fondate a Milano da federico Gonfalonieri e si erano diffuse per la Lombardia con una straor­dinaria rapidità. Si tentò di introdurrle anche nel Veneto e precisamente a Verona, ove se ne fece promotore il podestà conte G. B. Da Persico. Sembrava
1) Collezione leggi, cit., a. 1823, v. XIII, porte Tea. 1834, v. XXV, parte II.