Rassegna storica del Risorgimento

VENEZIA ; MARINA ; GRAZIANI LEONE
anno <1957>   pagina <789>
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Intorno alla perdita della flotta a Venezia 789
vano essere consegnati al capitano pei portarli a Pola prima di toccare Trie­ste* A mezzanotte i dispacci non erano ancora giunti a motivo che non era n o d'accordo tra1 membri della commissione, se convenisse o no, mandarli con quel mezzo. A un'ora dopo mezzanotte, risolvetti finalmente di recarmi al Municipio per provocare una decisione di qualche sorta, poiché i prigionieri trovavansi a bordo da ben sei ore. E fu allora che Avesani, Dataieo, Medin e Mengaldo conseguaronmi i dispacci che io dal mio canto consegnai al capi­tano Maffei. Il resto è noto . ')
Nel sno racconto B. Benvenuti ci dice: Non appena conclusa la capi­tolazione, la Commissione municipale, costituitasi in governo, occupossi anzi tutto del modo di richiamare la fiotta ch'era a Pola . Lo stesso Benvenuti, nella lettera da lui rivolta a Francesco degli Antoni il 27 giugno 1850 pia volte citata, rivela che credette necessario impedire la partenza di qualsiasi bastimento da Venezia. Prima che la commissione si recasse al governo, andò da Mengaldo: Fra gli altri ordini, uno ne scrisse in due esemplari, con cui era vietata la partenza di qualsivoglia bastimento da Venezia: Mengaldo vi appose la sua soscrizione. Portai tosto un esemplare all'ufficio del Lloyd e parlai io stesso col Direttore sig. Rossignol, il quale, e in quel giorno e nei precedenti, mostrava di essere favorevolissimo alla causa italiana.
Salii poscia le scale del Governo ed entrai nella stanza ove si trattava dei patti della capitolazione. Qualche membro della Commissione ed alcuni altri cittadini promettevano al Governatore che sarebbe in quella sera stessa partito con un piroscafo per Trieste. Volendo impedir che si prendessero per ciò formali impegni, io dichiarai che nessun bastimento poteva allontanarsi da Venezia, che tale era l'ordine dato dal Comandante della Guardia Civica, e trassi dalla saccoccia l'altro esemplare ch'io calcolava di portare al Capitano del Porto. Il Governatore, spaventato mi domandò se l'ordine si riferisse anche a lui. Al che io risposi freddamente, che l'ordine non parlava espressa­mente del Governatore, ma che conteneva una disposizione assoluta e generale, e che io, incaricato della sua esecuzione, non poteva assumere la responsabi­lità di fare un'eccezione a favore di chicchessia. Pur troppo sappiamo che il Governatore parti quella stessa notte: errore, di cui non si possono abbastanza deplorare le conseguenze . 3)
Se confrontiamo tutte queste testimonianze notiamo che, nel pomeriggio, quando la deputazione del municipio stava per recarsi dal Governatore,3) il Mengaldo diede l'ordine che nessuna nave uscisse dal porto. La capitolazione fu firmata alle ore diciotto.4) Subito dopo, lo stesso Mengaldo dà al Cornelio l'ordine di condurre a bordo dell'Arciduca Federico il conte Palffy e la sua famiglia; ma nello stesso tempo conferma altresì il divieto di uscire dal porto prima, dice il Cornelio, che fossero giunti certi dispacci. Gli storici poi dicono, in modo concorde, che la commissione municipale discusse delle modalità del richiamo della flotta di Pola, che il solo Avesani diede ascolto alle prote­ste del tenente Achille Bucchia che proponeva di recarsi in persona a Pola.
1) PLAKAT DE hk TTAVB, op. eit., pp. 120-121.
2) Ibidem.
3) ALBERTO ERRERÀ E CESARE FINZI, op. eit., pp. 270-371.
*) e alle ore 3 pomeridiane Particolari sulle trattative per la capitolazione del Governo austriaco in Vanesia, op. eh., p. 3S0.