Rassegna storica del Risorgimento
DALMEDICO GIUSEPPE GIACOMO ; GARIBALDINI
anno
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1957
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pagina
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798
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798 Federico A. Perini-Bembo
Di questa sua attività, meramente burocratica, è notevole l'aspetto che potremmo chiamare sindacale con il quale Giacomo la caratterizzò; per le sue giuste osservazioni, per la decisione ed il tatto che sapeva usare nel prospettare le esigenze amministrative, finanziarie e di carriera, del personale ferroviario, fu da questo gradualmente considerato il suo sostenitore più qualificato. Li prosieguo di tempo (settembre 1885) infatti fu il Dalme-dico a trattare per conto ed a nome dell'anzidetto personale, non sindacalmente organizzato con le superiori autorità, in difesa di vari diritti che si ritenevano lesi da alcune norme contenute nelle. convenzioni ferroviarie vigenti.
Sempre fervida la sua azione nel campo patriottico; il 14 febbraio 1884 gli fu conferita la medaglia a ricordo dell'unità d'Italia; in quell'occasione egli tenne una conferenza ai giovani, invitati nella sede dei Superstiti delle Patrie Battaglie , ponendo in risalto il valore simbolico di quella medaglia, che doveva significare non certo un traguardo, ma il raggiungimento di una prima tappa, cui avrebbero dovuto seguire altre che, dalla Corsica al Varo, dalle Giulie alle ultime propaggini delle Dinariche, avessero abbracciato in un unico amplesso tutte le terre italiane.l)
Della Società di Mutuo Soccorso fra Reduci di Mentana in Firenze fu eletto, ad unanimità di voti, nel consiglio direttivo il 9 maggio 1884 ed in essa continuò quell'opera filantropica che aveva intensamente perseguito a Venezia negli anni precedenti.
Scriveva contemporaneamente articoli per diversi giornali e teneva delle conferenze di prevalente argomento risorgimentale, riconfermando la sua infaticabile attitudine ed attività nei campi patriottico, assistenziale e della cosa pubblica in genere. Tanto che venne officiato per rappresentare nella Toscana, onorariamente, la Repubblica Domiaicana, di cui il 20 marzo 1886 fu nominato infatti console.
Fervide discussioni si svolgevano in quel periodo di tempo sulla sistemazione artistica della facciata del duomo fiorentino. Chi ne avrebbe desiderato un accentuato rifacimento, chi appena qualche ritocco per far meglio distinguere le originali linee architettoniche e più degnamente incorniciare i preziosi portali di bronzo. Giacomo entrò nelle dispute, schierandosi fica i sostenitori di un intervento assai sobrio, ma trovando il modo di valorizzare Venezia, attraverso la magica arte vetraria di Murano, con un progetto che fu accettato e realizzato incontrando l'unanime approvazione. Fu quindi pubblicamente additato e dichiarato benemerito della facciata di S. Maria del Fiore per attive e intelligenti cure nella fornitura dei mosaici, contribuendo al compimento della grandiosa impresa ;2) fu premiato con me
li TJn SUO appunto ingiallito, dell'epoca, accennava 'alla Patria dalle 7 sponde ; gli chiesi nn giorno quali {ossero tali sponde ed egli mi rispose che alle tre sponde tirreniche (quella della penisola italica e le due isole sarda e corsa) ed alle due sponde adriatiche sì dovevano aggiungere le due mediterranee, non potendosi dimenticare la Tunisia, fecondata dagli Italiani del Meridione, valorizzata anche, atti mari, da Venezia e Trieste.
2) Ciò risulta da un attestato rilasciatogli il 22 novembre 1886, oggi in possesso del Museo Correr. 1 suoi rapporti amichevoli con le principali fabbriche vetrarie muranesi consentirono rilevanti agevolazioni di spesa nella realizzazione dall'opera. Questa fu pure altamente apprezzata dalla Società Musiva Veneziana, che un dal 18 luglio 1879 aveva voluto nominare 11 Dalmedico quale proprio rappresentante, in Firenze.