Rassegna storica del Risorgimento
DALMEDICO GIUSEPPE GIACOMO ; GARIBALDINI
anno
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1957
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800
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Federico A. Perini-Bembo
gio 1895 divenendo corrispondente stabile del giornale udinese La Patria <fol Friuli; collaborando infine con diversi periodici.
A Venezia, il 4 febbraio 1893, era confermato console della Repubblica Domenicana.
4. Essendo rimasto vedovo dopo un breve periodo matrimoniale, risposò allora una veneta di doti non comuni e di rara beltà, una donna che gli fu vicino con esemplare dedizione fino ad un lustro prima ch'egli morisse e che seppe infondergli nuovi entusiasmi e nuovi propositi. Già vedova, giovanissima, di garibaldino, rammento l'intimo orgoglio di questa donna per avere sposato in seconde nozze un'altra camicia rossa; 0; rammento la sua voce calda e convinta quando narrava episodi del Risorgimento da lei vissuti e che avevano sempre, nelle sue considerazioni finali, significato d'esempio, valore di monito. Per Giacomo questa donna rappresentò l'umanizzazione dei suoi ideali.2)
In quegli anni Giacomo andava compiendo alcune ricerche storiche nel convento di S. Michele, utilizzato dall'Austria nel 1819 come prigione temporanea per i colpiti dalla inumana inquisizione di Stato 2) e dove il 21 fe-braio 1822 Silvio Pellico e Pietro Maroncelli avevano udito la sentenza che li condannava al carcere duro dello Spielberg. Fu cosi Giacomo il primo a precisare, oltre l'aula in cui furono pronunciate tali sentenze (divenuta poi la sala maggiore del convento), anche la cella dove il Pellico era stato rinchiuso e dalla quale come trovasi scritto ne Le mie prigioni egli scorgeva un ponte di Murano e la fondamenta della Colonna, chiamata dei Vetrai. Tale cella (cui successivamente fu addossata una fabbrica esterna) era situata lungo il principale corridoio e corrisponde a quella contrassegnata col n. 41; da essa usci il Pellico, il 1 agosto 1830, graziato ma con un'asma e tanti altri malanni che non gli dettero più, requie.
Un'attività così eclettica ed alacre ispirò al poeta Antonio Malaso una poesia che fu pubblicata e che si esprimeva (com'era usanza di allora in oc-
1) Mia Nonna Angelina (Punica che conobbi essendo morti assai giovani ì Nonni ma* terni) era rimasta vedova 14 giorni prima che nascesse mio Padre; anche il suo primo marito, mio Nonno Alessandro, era stato garibaldino (contro i Borboni). Donna inu-lligcnte, mite, bellissima, fu attiva collaboratrice in ogni iniziativa di carattere patriottico del marito Giacomo, che di lei s'era perdutamente innamoralo ed a lei rimase profondamente e giovanilmente legato da raro affetto fino a quando ella mori (nel 1935 all'età di circa 90 anni) ed anche dopo.
Nella mia famiglia Giacomo fu considerato sempre alla stessa stregua di un nonno consanguineo ed in effetti ne ebbe per me uguali le premure.
a) Collimava perfettamente con il culto che aveva Giacomo per le memorie del Risorgimento italiano un aguale sentimeli lo sempre da mia Nonna provato, ma tradotto, sull'esempio del marito, in un attento e solerte lavoro di raccòlta scritta di tanti e tanti suoi ricordi personali. Fra l'altro aveva fissato mila corta musica e strofe di molto villotte cantato dal popolo veneziano nel 1848 e ripetute poi per vari anni in sordina o di nascosto. Biodo ancora oliando, con voce soavissima e fluente, modulava por esempio questi versi: EI mio moroso m* mandato a dire/Ch'el va sui fard, a vincerò o a morire;/E mi go manda a dir ch'el vaga 'legro, / Che per lu spero no vestir de negro; / Ch'el vaga 'legro, ch'el vaga trunquilo, / Che se la parte a mi me rosta un stilo; / Me resta un stilo, so qualcun fa '1 muto. / Un'italiana vai più de un croato ! .
*) Nel 1825 il comune di Venezia comperò l'isolotto dalli. 11. Demanio por adibirla a cimitero e 4 anni dopo questo fu affidato olle cure dei Padri Francescani.