Rassegna storica del Risorgimento
DALMEDICO GIUSEPPE GIACOMO ; GARIBALDINI
anno
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1957
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pagina
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807
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Giuseppe Giocamo Dalmedico 807
6. Giacomo provò' il suo primo immenso dolose il 1 agosto 1935, con la scomparsa terrena della moglie che, nel campo umano, continuava per lui a rappresentare la personificazione d'ogni idealità. *) Ciò lo portò sempre più, negli anni successivi, ad allontanarsi dalla vita pubblica, quanto meno sentiva di condividere gli sviluppi della prassi politica del tempo. Non sminuì tuttavia la sua dedizione, compatibilmente con l'età, alla ricerca di altri cimeli ed a fissare per iscritto una quantità di ricordi risorgimentali. 2)
Un grosso quaderno d'appunti aveva dedicato a notizie patriottiche, molte delle quali inedite, riferentisi ad artisti che avevano in qualche modo legato la loro opera al Risorgimento italiano con speciale riguardo a Vene-ria; a) altre pagine erano ricche di dati e date interessanti le biografie di alcu-
golo solitario o tra la ventura di parchi pubblici. In realtà gli spostamenti erano promossi da moderne esigenze urbanistiche, le quali però non furono capite o furono ritenute ingiustificate e vennero svisate dai più suscettibili esponenti delle vecchie generazioni patriottiche. E siccome per iniziare i lavori di spostamento dei monumenti dovette in taluni casi intervenire la polizia (con modi garbati e quindi non persuasivi...) talune correnti d'opinione pubblica (per un particolare fenomeno di suggestione reattiva, non snovo in demodossalogia psico-sociale) condivisero le impressioni e lo stato d'animo dei venerandi custodi dei valori garibaldini. Può anche darsi poi che alcuni podestà di comuni secondari abbiano dimostrato, in tale atmosfera, uno zelo eccessivo in favore del traffico stradale, persuasi di comportarsi in modo più accetto alle superiori gerarchie.
In questo clima non molto diffuso ma non meno riconoscibile, rammento che a Giacomo Dalmedico pervenne troppo tardi una lettera nobilissima da un eminente studioso della Repubblica di S. Marino, che avendo visitato in una sua sosta a Venezia l'importante raccolta risorgimentale (ed avendola riscontrata incomparabilmente più emotiva di tanti musei, non meno comprensibile ed utile per l'educazione del popolo di quanto non pòssa giovare ad una. stretta cerchia di studiosi, dei quali spesso soltanto sembra che simili istituzioni tengano conto ) offriva di sistemarla integralmente e degnamente in apposita sala nel capoluogo della piccola antica-gloriosa Repubblica, insieme ad altri cimeli riferentisi a Giuseppe ed Anita Garibaldi. Giacomo avrebbe forse accondisceso, ma oramai aveva definito raccordo per hi cessione e non volle venire meno al patto.
*J La moglie non entrò nella tomba della mia famiglia, ma conforme il desiderio del marito occupa apposito loculo, vicino al quale egli fin da allora preparò il proprio. L'epitaffio, da lui dettato, dice: Qui basta il nome di /Angelina Linguanotto Dalmedico / superiore ad ogni elogio .
2) Questi scritti, consegnatimi in gran parte, andarono sfortunatamente smarriti, subendo la sorte della citta di Zara, martoriata da 52 bombardamenti e messa poi a sacco con devastazioni selvaggie (vcd. capoverso delta precedente nota a p. 802).
3) Il quaderno fu prestato da Giacomo D. nella primavera del 1932, per poche ore; ma asserendo che era stato fortuitamente smarrito, non gli venne restituito ! Per puro caso ne sono rimasti soltanto pochi foglietti staccati che, riposti in una busta, avrebbero dovuto completare il testo. Riporto qualche brano di tali appunti.
Di Antonio Zuona dotto Zona, nato a Mira, uscito dall'Accademia di Venezia, perfetto nel disegno, coloritore vivido, elegantissimo, ritrattista di moda, Giacomo D. ricordava che e l'arciduca Massimiliano d'Austria avrebbe desiderato un grande quadro, nel quale egli ben figurasse come principo di Casa d'Absburgo. Non riuscendo ad ottenere l'adesione dell'artista, l'arciduca si rivolse al eonte Pietro Bembo, ma sebbene il compenso offerto fosse tale da poter mettere gondola alla riva, lo Zona non volle saperne, schernendosi cól dichiararsi incapace L'arciduca non volle darsi per vinto e ricorse'al marchese Pietro Selvatico, presidente dell'Accademia, il quale circondò colle piò belle maniere il giovane Zona, perchè aderisse al deferente desiderio dell'arciduca. Ma attua da fare. Antonio Zona declinò ogni offerta e additò un altro pittore di fama, il Boi, che accettò l'incarico. Do allora Io Zona fu guardato in cagnesco dalla polizia, la quale ai ricordava che egli aveva dipinto un Viltor Pisani liberato dal carcere a furia di popolo, proprio come nel 1848 Daniele Manin... L'allusione era cocente Fu allora costretto, lo Zona, ad esulare a Milano, dov'ebbe accoglienze festose e guudagnò bene .