Rassegna storica del Risorgimento

1848 ; MANIN DANIELE
anno <1957>   pagina <822>
immagine non disponibile

822 Angelo Ventura
Sta di fatto che nei giorni 19, 20 e 21 la Guardia civica, superato larga­mente il limite di 200 effettivi, e ottenuta una certa quantità d'armi, andò occupando mano a mano molti dei più importanti punti strategici della città, fino a montare la guardia, accanto ai soldati, al palazzo del Governo* *'
Qik il 21 la situazione comincia a farsi insostenibile. Il precario equili­brio delle forze non regge ai progressi che ora per ora ha compiuto la matu­razione spirituale e materiale della rivoluzione. Dal canto loro le autorità austriache, dopo essersi esautorate con continue prove di debolezza, abbando­nate a se stesse nel più completo disorientamento, dopo gli avvenimenti vien­nesi, e prive di fiducia nelle truppe e nella marina, la cui fedeltà appariva seriamente incrinata da sentimenti liberali e nazionali, di fronte alla cre­scente pressione popolare non hanno più nulla da cedere, senza compromet­tere definitivamente la sovranità austriaca.
L'insurrezione era ormai matura. La sera del 21 il Manin ebbe chiara intuizione che il giorno seguente sarebbe stato il decisivo. 2) O egli si sarebbe impadronito della città scacciandone gli Austriaci, o questi sarebbero passati alla riscossa, iniziando presto o tardi una dura reazione, che avrebbe in breve distrutto i progressi fino allora compiuti. Le voci d'un bombardamento con­tro la città meditato dagli Austriaci vere o false che fossero, trovavano il loro fondamento nella comune coscienza dell'imminente pericolo d'una reazione, che sovrastava la città.
L'ammutinamento dell'Arsenale nel pomeriggio del 21 era segno premo­nitore, dopo il quale fu chiara a tutti la gravità della situazione. Se ne preoc­cupò il Municipio, discutendo finalmente, assieme ad alcuni notabili, la pro­posizione che il Pincherle, fedele interprete del pensiero del Manin in quel consesso, invano aveva posto fin dal 19: II giorno che non vi sarà in Venezia né Autorità civile, né militare austrìaca, il Municipio avrà il coraggio, avrà la forza, d'assumerne il Governo ? S'inviò allora il Pincherle al Manin, per cono­scere la sua opinione e le ragioni del suo rifiuto di intervenire alle sedute mu­nicipali. 3) La risposta fu negativa. Egli ammetteva di avere un progetto, ma rifiutava di comunicarlo alla Municipalità. Prometteva soltanto che lo avrebbe rivelato al Podestà la mattina seguente, quando cioè sarebbe stato troppo tardi per prevenirlo efficacemente.
Deducendo da tale risposta che i piani del Manin dovevano essere qualche cosa di molto avanzato, di molto compromettente, il Municipio decise allora di dare forma regolare alla sua Giunta, che sedeva informemente fin dal 19. *) La Municipalità cercava così di foggiarsi uno strumento dotato di maggiore rappresentatività, allo scopo di mantenere il controllo della situazione, nel caso che fossero definitivamente falliti i suoi sforzi per ottenere, su un terreno riformistico, la collaborazione degli elementi rivoluzionari.
1) Carta Manin, XITI, 3799 (Cronaca dal 17 al 22 marzo, probabilmente del SERENA).
2) CJGtt. Documento II; N. TOMMASEO, Venezia nel 1848 e 1849, voi. I, Firenze* 1931, pp. SO Bgg.
3) Documento IV.
*) Non fu dunque in seguito alla richiesta da parte di alcuni sonili di convocare il Consi­glio comunale, che si decine di dare forma regolare alla Giunto, come afferma il Dogli Antoni (Ricordi, f.ìt, p. 141 sg.), o per lo meno non fa questa la ragione principale. La genesi della Giunta municipale è cosi spiegata in maniera più logica e convincente.