Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; MANIN DANIELE
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1957
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826
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826 Angelo Ventura
poca decenza perchè erano da viaggio. Il Viceré disse che non era da badare a queste inezie e loro disse che trovava ragionevoli le loro domande, che già motto tempo prima aveva perorato la causa di questi popoli presso il Consiglio aulico; che la nazionalità domanda di essere rispettata, essendo cosa santa; che VAustria la quale fino allora non aveva ascoltato le sue parole, era ora costretta a conce' dere molto di pia; che già dev'esser data una costituzione alla monarchia, con alcuni punti fissi comuni a tutti i paesi, e con modificazioni adattate all'indole, al carattere, alle abitudini dei varj stati; e che lui aveva sempre aborrito dalla violenza e dal sangue ed era stato amico della pace.
Avendo Morosini soggiunto: Speriamo Altezza che il regno del terrore sia finito, dacché fu allontanato il ministro del terrore (alludendo al giudizio statario). Il viceré, piangendo soggiunse: Ho dimostrato fin da quando era giovine di amare la pace, e ora venuto con un piede sulla tomba non potrei cambiar di natura . Chiese poi al Morosini se avrebbe potuto esser sicuro di poter venire l'estate a prendere i suoi bagni. Al che il Morosini: che sperasi sarebbe venuto anche prima, avendo Venezia sempre mostrato d'amarlo.
Licenziati gl'inviati con segni d'affetto, accompagnandoli fin sulla porta, trovarono nell'uscire molti generali e fra questi il General Gherardi. Il Morosini che lo conosceva perchè era stato vario tempo a Venezia, gli si avvicinò, e gli chiese se aveva comandi per Venezia. Il Generale gli rispose bruscamente che non gli occorreva nulla, che si ricordava di Venezia, ma che allora era un'altra Venezia. Non sapere egli che cosa pensino, che cosa vogliano: ma che sarebbe facile scoprire la causa di questo cambiamento. Morosini disse che Venezia non domandava altro che ciò che le abbisognava. Doversi ora osservare gli effetti, non pensare alle cause.
Ritornarono a Venezia il 19, e in Montebello seppero dei casi di Venezia con le solito esagerazioni e della guardia civica già istituita. A Vicenza trovarono, la stessa, lietezza e sfoggio di coccarde e bandiere tricolori.
Nel consegnare al Governatore il dispaccio del Viceré che concedeva si armassero 200 cittadini, il Morosini disse al Governatore: e Eccellenza, se aveste ascoltato le parole dettevi jeri dalla deputazione di cui io ero parte non avreste ora il rimorso delle vittime cadute jeri . Il Governatore soggiunse: Ma non poteva , e il Morosini : Eppure ha potuto poi ! .
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Recata a casa Manin la notizia del rifiuto di Palffy e della partenza di Fa-tris e Morosini per ottenere dal Viceré l'armamento dei cittadini, tutti quelli che vi si trovavano dalla mattina ed altri sopraggiunti poi convennero che non si dovesse aspettare pia a lungo, ma insistere per ottenere subito quest'armamento. Esaminati i varj partiti fu deciso di fare che il Municipio cui spettava rappresentare la città facesse in corpo questa domanda essendo il provvedimento richiesto dall'urgenza delle circostanze e non ammettendo il più piccolo ritardo.
Uavv. B. Benvenuti fu incaricato di preparare la formula della domanda che avrebbe a presentare il Municipio, e convenutosi nel suo tenore si partì tutti assieme per andare al Municipio.
Manin uscì di casa il primo con a fianco A. De Giorgi, giunto presso il sotto-portico di S* Paternìan, si volse e vedendo che nessuno gli era appresso disse al