Rassegna storica del Risorgimento

1848 ; MANIN DANIELE
anno <1957>   pagina <827>
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Daniele Manin e la municipalità nel marzo 1848 827
De Giorgi: Vuoi vedere che ora che si tratta di agire si ritirano . De Giorgi rispose, che erano rimasti un po' addietro ma verrebbero. Infatti giungevano tosto, e il Manin continuando la strada a pochi passi di distanza dagli altri diceva al suo vicino: V'hanno momenti in cui la prudenza consiste nell'andare innanzi coraggiosamente nella via in cui si è entrati .
Il Podestà e gli assessori erano tutti in ufficio. Correr accolse Manin fa­cendo scuse sul non essere prima andato da lui e sul carico che gli si opponeva di non fare guanto le circostanze volevano, era molto abbattuto. Condusse Manin e gli altri che erano con lui nella stanza delle adunanze, dove udito di che si trat­tasse non si oppose e rimase come incerto del da farsi. Gli assessori unanimi acconsentirono alla mozione che da essi si richiedeva presso il Governatore, e il Podestà vi aderiva pienamente. Intanto molti e specialmente gli uomini più. intraprendenti che avevano veduto la comitiva recarsi al Municipio salirono anch'essi, e la stanza in poco d'orafa piena di gente. Letta la carta già preparata, grida forti e generali scoppiarono fra gl'astanti e Manin esclamava: Se noi abbiamo difeso finora la libertà colla parola sapremo sostenerla anche col fucile . L'entusiasmo e le grida a Queste parole non ebber confini. Si raccomandava da alcuni la prudenza e la legalità e l'assessore Dataico Medin postosi presso un tavolino che lo separava dalla folla esortò i presenti a dare Vesempio di quel con­tegno calmo, dignitoso, legale cui applaudivano, e a lasciare che il Municipio tranquillamente adempisse alla missione che si era assunto.
Intanto si era trascritta la carta. Il Podestà e gli assessori la firmarono e partirono in corpo per recarsi dal Governatore. Rimasero nella stanza Cesare Levi e qualche altro che conosceva un poco l'organizzazione della guardia civica d'altri paesi per proporre un regolamento provvisorio per quella, che ad ogni costo si voleva istituita in quel giorno: giacché si era appena convenuto di dare il nome di guardia civica alla nostra per evitare maggiori difficoltà dal Governa­tore se la si avesse chiamata nazionale, perchè l'inchiesta stesse nei limiti della rappresentanza del Municipio.
Altri partirono dal Municipio, altri si fermarono nella sala ad attendere la risposta. Era circa un'ora dopo mezzodì.
Intanto che succedevano al Municipio questi fatti, altri ne avvenivano in piazza.
(Carte Manin, XIV, 3836)
n.
MEMORIE DEL GIORNO 22 MARZO 1848 (Appunti)
Il 21 marzo a sera, Manin disse a Pincherle: Domani Venezia sarà in mano mia, che governo si deve proclamare ? (ciò mi disse lo stesso Manin).
Anche a Tommaseo disse la stessa cosa, richiedendolo del suo parere. Tommaseo rispose: non discuto sopra ipotesi. Ma pure, dato che dò avvenisse che cosavi parrebbe doversi fare. Al che Tommaseo rispose di nuovo; non discorro sopra ipotesi che non ammetto, e questa ipotesi appunto non ammetto.
(Carte Manin, XIV, 3838 e. 3')