Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; MANIN DANIELE
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1957
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829
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Daniele Manin e la municipalità nel marzo 1848 829
Venezia né Autorità Civile, né Militare Austriaca, il Municipio avrà il coraggio, avrà la forza, d'assumerne il Governo? . Nei giorni 19, 20 e 21 questa proposta fu quasi schernita* Soltanto la sera del 21 si cominciò a capire ch'era ragionevole, e che diventava urgente. Si desiderò sapere la tua opinione, si voleva sapere perche ti rifiutavi d'intervenire alle sedute municipali, ed io venni da te quella sera alla 10 p. m. per sapere cosa pensavi. Ti ricorderai certamente la conversazione corsa fra noi quella sera, in esito alla quale riportai al Municipio la tua risposta che avevamo così concertata: L'avv. Manin mi disse che un progetto egli lo ha certamente, ma che non vuol metterlo in piazza, e che lo comunicherà al solo Podestà se vorrà portarsi da lui l'indomani mattina alle 8 a. m. per conoscerlo . Si volle indovinare qual fosse il tuo progetto, e sulla ripetuta mia dichiarazione di non conoscerlo, si è però concluso che dovesse essere qualche cosa di molto avanzato, di molto compromettente, ed il Municipio decise di dar forma regolare alla sua Giunta scrivendo la lettera 22 marzo a sei cittadini scelti d'accordo, che furono avv. Castelli, avv. Avesani, Revedin, Reali, io ed un sesto che non ricordo (correz. con altra scrittura: e Costi). La stessa notte del 21 sortendo dal Municipio alle 11/2 a. m. venni da te coWavv. Avesani, secondo l'incarico che mi avevi dato ore prima. Non avrai dimenticata certamente la conferenza avuta fra noi tre. La conclusione si fu che Avesani trovò allora, come noi, che l'unico grido possibile era: Viva la Repubblica*
La mattina del 22 Correr venne in tua casa, poi arrivò al Municipio sconcertato e spaventato. Gli assessori gli domandarono l'esito della conferenza. Egli rispose che aveva data la sua parola d'onore di non dir nulla ad alcuno, ma che seppe cose spoventevolmente gravi. Avesani ed io ci guardavamo con aria d'intelligenza: gli altri parevano sotto l'impressione della paura. Poco dopo entrò nella Sala del Consiglio quell'arsenalotto che aveva ucciso Marinovich, e fuori di sé, in istato d'assoluta ebbrezza, si gloriava di quello che aveva fatto, e ricordava a Correr l'amore straordinario che tutti gli arsenalotti portavano a suo padre. Un'impressione profonda s'impadronì negli (sic) astanti, ed io presi la parola per proporre che si mettesse in corpo di guardia finché si verificasse come stava la cosa, tocche venne eseguito. Si seppe dappoi la tua impresa dell'Arsenale e giunse intanto Mengaldo. TI resto è abbastanza spiegato dal Protocollo che ti mando in copia. La storia della trattative corse fra la Commissione e Zichy la troverai in un N. della Gazzetta di Venezia, scritta da Avesani, e firmata da tutti all'infuori che da me. Prima di darla alla Stamperia Avesani volle leggermela, e desiderava che la sottoscrivessi, ma con qualche scusa me ne rifiutai, perché nell'essenza la trovai esattissima, ma non trovava abbastanza esatto che risultasse Avesani come il solo oratore della Commissione sapendo d'aver fatta io pure la mia parte, e se non voleva con la mia firma cresimare una bugia, non voleva d'altronde entrare in polemica per una personalità di poca conseguenza.
(Carte Manin, Xlll, 3811).