Rassegna storica del Risorgimento

1848 ; MANIN DANIELE
anno <1957>   pagina <835>
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Libri e periodici. 835
furono i nostri predecessori e quali i nostri continuatori? Nessuno! Noi comin­ciammo e con noi tutto finì nei secoli dei secoli . Al contrario in verità all'esempio uei decabristi si richiameranno i rivoluzionari della nuova generazione, anche se più sostanzialmente per il modello eroico di lotta, e per il disperato senso della loro sconfitta, che per l'effettivo contenuto del movimento e delle ideologie del decabrismo, L'esecuzione di Pesici e dei suoi compagni spezzò per sempre il son­no infantile dell'animo mio, scriveva Herzen, ricordando di aver giurato allora con Ogarev di sacrificare tutta la vita alla lotta che essi avevano iniziato .
Ma, giustamente osserva ora il Venturi, se il sacrificio dei decabristi creò attorno a loro un alone di leggenda e di martirio, che ha avuto anch'esso un grande peso politico nello sviluppo ulteriore della intelligencjia , non ci si può nascon-dere come il 1826 segni soprattutto la fine di un'epoca, la violenta chiusura di una età della storia russa... Nicola I riuscì non soltanto a superare la crisi dina­stica e militare che aveva segnato il suo avvento al trono, ma ad eliminare il fer­mento ideologico che aveva accompagnato i tentativi di dispotismo illuminato di Caterina II. il riformismo e il patriottismo di Alessandro I, l'espansione ter­ritoriale e le guerre della fine del Settecento e del principio dell'Ottocento (p. 118). Dna via di rinnovamento del ceto dirigente russo rudemente si chiudeva, una esperienza storica che avrebbe inserito più profondamente elementi di svilup­po, in senso liberale e democratico, nella società russa, era respinta dalla mano pesante dell'assolutismo zarista.
Rimasti fedeli agli ideali di un tempo (Poggio, scrive il Venturi, mantenne le sue opinioni liberali come un beue al quale nulla poteva farlo rinunziare neanche la convinzione che la Russia non era in grado di assimilare la sostanza di quelle idee (p. 135), i pochi decabristi sopravvissuti al lavoro forzato, alle carceri, all'esilio in Siberia, erano ormai come il residuo di un passato interamente consumato.
E nella rievocazione nitida che il Venturi ha fatto del destino storico del decabrismo, dalle non lontane origini al suo spegnersi nella leggenda e nel moto di una generazione diversa, la vicenda biografica del suo protagonista offre ancora il simbolo esterno del concludersi di un intera fase storica. In quel quadro ge­nerale di distacco e distanza di due diverse epoche, di due diverse generazioni di rivoluzionari, si collocano con giusto tono e rilievo, tra gli episodi della vecchiaia di un decabrista, l'incontro di Poggio con Herzen, e il giudizio e l'atteggiamento sulle cose ditali a. Niente di strano che la comparsa di quel vecchio dall'aspetto maestoso ed energico facesse rinascere in Herzen la com­mozione e l'ammirazione di cui egli aveva intessuto la leggenda dei decabristi, e nello stesso tempo constatare la distanza che ormai separava, nel giudizio politico e. nelle concezioni rivoluzionarie, le nuove generazioni dagli ideali del deca­brismo. E niente di strano, sempre in quel quadro, che l'antico sostenitore del regicidio, quando a Firenze nel 1872 trascinava le sue vecchie ossa a riscaldarsi al sole del Lungarno presso le Cascine, si facesse un dovere di porgere rispet­tosamente il suo saluto al nostro gran padrone, al re d'Italia Vittorio Emanuele, e nella risposta cortese del re egli vedesse che anche nelle piccolezze il sovrano si rivelava fedele alla sua reputazione di re galantuomo (p. 163).
E tuttavia, d'altro canto, il metodo del tirannicidio così lungamente e minu­ziosamente considerato nelle società segrete dei decabristi, non era certo sep­pellito per sempre con esse nel movimento rivoluzionario russo. Sia puro sotto altra forma esso tornava a farsi valere fra i populisti, specialmente nel terrorismo centrale del gruppo della Volontà del popolo, che nel 1881 realizzava l'uccisione dello zar Alessandro H, e per opera, fra gli altri, di una donna quella Sofia Perowskaja, che in quegli anni aveva avuto soprattutto un'amica a Pietroburgo in Varia Poggio, la figlia del vecchio decabrista tornato a morire a Voronki otto anni prima. * n