Rassegna storica del Risorgimento

1848 ; MANIN DANIELE
anno <1957>   pagina <837>
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Libri e periodici 837
istanze dei fainìliari del conte respinti dalla Corte; la petizione per la grazia, seguita dalle varie informazioni assunte sui firmatari di essa; i rapporti del prin­cipe di Mettermeli sulle conclusioni del processo e sulla redazione della species jacti, cioè della relazione storico-giuridica, stampata poi nella Gazzetta di Mi­lano del 22 gennaio 1824 e contemporaneamente in un opuscolo, atta a giustifi­care pubblicamente la condanna a morte del Confalonierì e dell'Andrjane e la successiva decisione del sovrano (comunicata con sua lettera dcll'8 gennaio del '24 al conte Sedlnitzky, direttore generale della Polizia), dì tramutare la condanna capitale nel carcere perpetuo, decisione non dovuta, come afferma, e mi par giu­stamente, il Giussani, al sospetto dell'Imperatore di recar grave offesa, in caso contrario, alla dignità di tante persone, in Milano, dell'alta società devote alla monarchia, ma unicamente ad una fredda ragione pratica (non vi era altro che freddezza nel suo arido cuore!), cioè alla speranza di ottenere dal Confalonierì, con tanta concessione, altre importanti rivelazioni. E ce ne offrono prova il coi loquio del principe di Mettermeli con il Confalonierì (che il Giussani ci dà tra­dotto dall'originale), svoltosi nell'edificio già della Direzione suprema di Giustizia a Vienna, dal quale risulta evidente il tentativo dello statista di ritrarre da lui qualche cosa intorno a persone e tutto l'armeggio messo ad effetto di poi, subdolamente, dal governo austriaco, ma sempre con risultato negativo (sia detto ad onore del recluso), per attingere nuove confessioni.
Quasi contemporaneamente al IV volume dei Costituti usciva, nel dicembre del '56, sotto gli auspici del Comune di Milano, in aggiunta al Carteggio di Teresa e Federico Confalonierì, pubblicato in tre volumi dal Gallavresi nel 1910-13, una nuova raccolta, hi gran parte inedita, promossa pur essa dal Giussani sin dal 1949 (vedi il suo articolo di quell'anno nel I volume della Serie di studi sul Risor­gimento in Lombardia), il quale, data l'entità dell'impresa cui si era accinto e in vista di molte altre ricerche cui di già attendeva (tra queste il IV volume dei Costituti) chiamò a collaborarvi un dotto e valoroso giovane patrizio, Franco Arese, che continuò, dopo la morte del Giussani, il lavoro e degnamente lo ha ora concluso inserendovi tutti i documenti reperiti in questi ultimi anni e rivedendo e completando tutto l'apparato esplicativo.
Son oltre 400 le lettere, tra edite e inedite, tutte ricche di notizie, tratte la maggior parte dall'Archivio Casati e dalle carte conservate ad Arcore e dal fondo delle carte sequestrate al Confalonierì ed esistenti presso l'Archivio di Stato di Milano. Meritano di essere particolarmente ricordate le 22 inedite del conte Luigi Porro Lambertenghi al Confalonierì negli anni 1818-20, cioè nel periodo che cor­risponde alle prime iniziative sociali e politiche dei due amici (l'introduzione in Milano delle macchine per la lavorazione del lino e della canapa, la fondazione di un ateneo, l'apertura delle scuole di mutuo insegnamento, la navigazione di un battello sul Po), sulle quali la polizia inquisitoria già silenziosamente vigilava; le numerose del De Capitani, del Mompiani, di Sofia Woyna, di Bianca Milesi, del Pahlen, del Salazar, del De Cardenas riflettenti le scuole cosi dette lancasteriane, ma con evidenti sottintesi su avvenimenti e persone che interessavano il movi­mento liberale; la famosa lettera, del 21 dicembre del '21, di quegli che fu tra i principali compromessi nella insurrezione piemontese, Demetrio Turinetti di Prè (lettera già pubblicata nel II volume del Carteggio, ma con la data dell'anno precedente si che vi appariva incomprensibile la notizia dei luttuosi avvenimenti a Torino per le dimostrazioni degli studenti dell'Università); la lunga serie delle missive accorate, spesso strazianti, dell'infelice Teresa ai parenti, alla Valvason, al Porro, alla Andrjane, al conte Noipperg, all'imperatore, all'imperatrice, al Mot-ternich, a vari personaggi della Corte austriaca per cercar di ottenere che fosso resa men dura a Federico la prigionia o che fosse a lei almeno concesso di dimo­rare non troppo lontano dalla triste rocca morava; cui va collegata l'assidua sua corrispondenza, tra il *26 e il '29, con l'aw. Francesco Castagncri, di Bobbio, per