Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; MANIN DANIELE
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1957
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842
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842 Libri e periodici
e le risse, benché, a dire il vero, provenienti dalla Francia (donde erano stati cacciati), nel Belgio fossero divenuti a mano a mano più. calmi e riflessivi. Fu loro facile, per la tenace propaganda contro il dominio temporale della Chiesa, trovare amici tra gli nomini più, influenti sugli orientamenti polìtici avanzati del luogo, e ben noti, per i sentimenti antimonarchici e per la ostilità contro il clero, soprattutto alle spie dei governi italiani. Tra costoro l'A. fa il nome dello Spitaels, direttore del Mepkistopheles di Bruxelles, discepolo del Buonarroti e legato a filo doppio con il De Potter, che viveva in esilio a Parigi (aveva lasciato il Belgio nel 1830 dopo il fallimento del suo tentativo di fare della nazione una repubblica federativa) e che indubbiamente era in corrispondenza con i cospiratori degli Stati rouiani ; ma su questo punto, a mio avviso, di singolarissima importanza, l'A. non sa dire nulla di più di ciò che abbiamo appreso dai due saggi penetranti (che gli studiosi ben conoscono, ma che l'A. non cita} di Galante Garrone.1)
Tra gli agitatori che più si distinsero nel tener desta la battaglia nel Belgio aizzando i patrioti anticlericali contro il partito cattolico e cercando di suscitare incidenti tra il governo belga e la Santa Sede convien ricordare il Calassi, il Benedetti, l'Uccellini, il Bertolucci, il Taccone, il Lupi: questi due ultimi, i più mordaci e i più irriverenti verso la dignità del Pontefice.
Di tutti l'A. tratteggia la figura e racconta le peripezie con più deciso impegno che non abbia fatto con gli esuli di altre regioni. Naturalmente essi erano i più indiziati dalla polizia belga, e il Direttore generale, il famigerato Hody, iniziò presto contro di loro una serrata offensiva. Ma se riusci a far rintracciare e accompagnare alla frontiera con arbitrari provvedimenti molti dei rifugiati italiani sospetti, contro i nominati non ottenne che risultati scarsi. Consapevoli della grande simpatia che godevano nel paese, all'infuori dei poliziotti prezzolati, cacciati da una parte, tornavano dall'altra a formicolare per le vie del Belgio. Si trasformavano in mille guise (dice l'A.) ; vestivano ora olla spagnola, ora alla tedesca; parlavano diverse lingue; apparivano e riapparivano fraternizzando con il popolo, confondendosi con esso e continuando a macchinare. Ci fu un momento in cui si illusero (e insieme a loro anche i Gaesbeekiani e i filo-buonarrotiani di Parigi) che sarebbe scoppiata la guerra tra il Belgio e l'Olanda non concludendosi mai la famosa questione della Conferenza di Londra. La Francia sarebbe intervenuta determinando cosi una guerra europea che avrebbe come conseguenza accordato a tutti i popoli la libertà. Si illusero, dico io, anzitutto per il valido intervento del Fornati, l'incaricato nel Belgio deUa Santa Sede, il quale, con scaltre manovre, facendo credere ch'egli esprimeva la mente del Pontefice, riuscì a conquistare quasi tutti i deputati cattolici che disertarono in massa l'opposizione e passarono dalla parte del Governo, costituendo in tal modo una maggioranza sparuta, ma sufficiente per approvare il Protocollo, in virtù del quale i due territori belgi, il Limburgo e il Lussemburgo, di circa mezzo milione di abitanti, quasi tutti cattolici, passarono all'Olanda. E secondariamente perchè, anche se non si fosse composta la lunga vertenza nel modo cui abbiamo accennato, la Francia, cui la politica del Belgio era legata a doppio filo, difficilmente si sarebbe mossa essendo, proprio allora, travagliata da una grave crisi interna.2) L'approvazione del Protocollo segnò una recrudescenza di misure di polizia contro i nostri esuli, con hi compiacente acquiescenza del sovrano soddisfatto. Ma mentre i proscritti romani dovettero ancora attendere non poco prima che i loro governi si decidessero a concedere l'amnistia, i lombardi poterono a mano a mano rivedere il suolo
!) Voglio alludere agli Ultimi anni di F. Buonarroti fi 828-37) e a Buonarroti e i Convenzionali in esilio.
*) utile a leggersi in proposito l'articolo, come al solito ben informato, del Salvatorelli Quarantotto italiano e quarantotto europeo nella Nuova Antologia del giugno 1949.