Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; MANIN DANIELE
anno
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1957
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pagina
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Libri e periodici
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in là, dal quale periodo in poi egli in vero non compose più altro che articoli che toccano più i rapporti della morale con le lettere che non queste direttamente. La critica del Nostro vi è dal Foa sapientemente individuata: critica, com'egli dice, per lo più sintetica (il Mazzini non era fatto per l'analisi, verso la quale aveva quasi un odio innato, perchè attribuiva ad essa la mancanza di carattere in tutte le manifestazioni della vita del suo tempo), espressa per lo più con grande sicurezza in semplici affermazioni, o, al massimo, con rapidi accenni di prova; e critica in cui l'arte è considerata non come fenomeno a sé stante, ma in relazione a tutto che è in noi e fuori di noi. Critica, diremo noi, in massima parte precetti' 8tica e contemplativa, perchè per lui la mira dell'intelletto non era il giudizio del bello, ma la ricerca di quella forma ertistica che si proponga essenzialmente di offrir norme di vita per i futuri. Così si spiega la sua immensa ammirazione per Dante, che fu il suo primo autore e a cui tenne fedeltà per tutta la sua esistenza inalteratamente e non, invero, perchè fu il sommo poeta nostro, ma perchè passò inviolato e incontrariato attraverso le più gravi e pericolose vicende senza piegare mai il ginocchio se non a quella potenza che gli spirava dentro , e perchè tra tutti i suoi cittadini e più di ogni cittadino dei tempi nuovi sentì prepotente l'orgoglio della nostra terra destinata da Dio alla missione di dare unità morale alla Europa e per mezzo dell'Europa all'umanità. E ammirò pure sino alla morte il Foscolo, da cui forse, come già abbiamo detto, direttamente discende per uno stretto legame, e che fu, come Dante, un dei suoi primi affetti (giovinetto, sapeva a memoria tutto l'Ortis), perchè nei suoi scritti (ma particolarmente in quelli di natura politica) trovava le stesse sue doti di generosa indipendenza dell'animo, serbata incorrotta e immutata davanti al potere e nella prospera e nell'avversa fortuna . Come è noto, egli si die pazientemente a raccogliere di lui le pagine apologetiche, per rintuzzare le accese accuse degli avversari, cui premise una magnanima introduzione; e pubblicò il suo commento all'Inferno dantesco, attribuendo al Foscolo il merito (e in ciò vide ben giusto) di aver distrutto l'andazzo di mettere innanzi degli autori solo i pregi linguistici e non lo stato civile letterario religioso del tempo in cui vissero. Per altro (e ciò nota acutamente il Foa) anche se dèi Foscolo fece grandi lodi per la coscienza la sincerità l'intrepidezza con cui predicò sempre le proprie idee, lo ritenne inferiore a Dante, non in riguardo all'arte dei due poeti, ma unicamente perchè il Foscolo non ebbe come Dante la forza sintetica e sicura che domina in ogni evenienza i propri principi: spesso egli si lasciò cadere, disperato, ad un pessimismo fatale sulle cose sugli uomini sul loro avvenire. Appena sorse il romanticismo (sullo cui. genesi il Foa dice cose abbastanza assennate) il Mazzini si fece romantico, poiché in verità il movimento era assai confacente al suo temperamento ardente del nuovo contro ogni forma di vieto tradizionalismo, e si dedicò con Iena a scrivere trattando quasi sempre di argomenti che toccassero il sentimento nazionale e faeendo trapelare sotto la frase letteraria l'intento patriottico, tanto che, come ricorda il Foa, egli stesso disse che in alcuni suoi scritti sarebbe bastato mutar poche parole per farne proclami di sollevazione. L'arte, per lui, doveva sovra ogni cosa essere strumento della creazione della patria. Ma dal romanticismo si staccò man mano che gli parve che esso, che, secondo le sue aspirazioni, avrebbe dovuto avere un carattere non solo di riforma letteraria ma di rinnovamento del pensiero civile e morale d'Italia, (vista anche la mala via che andava prendendo la Francia) veniva invece ad essere soltanto sinonimo di distruzione e di negazione ; una dottrina cioè d'individualità, potente a distruggerò tirannidi letterarie e ad emancipare l'intelletto; ma non ad avviarlo e riconsacrarlo ad una missione. Indubbiamente il suo romanticismo fu diverso da quello lombardo non nello premesse ma nei fini (grande stima egli ebbe per il Manzoni, ma non approvava la sua rassegnazione)