Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; MANIN DANIELE
anno
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1957
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pagina
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849
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Libri e periodici 849
È veramente difficile trovare una zona d'ombra nel libro del Beatty. L'inglese vi si dimostra profondo conoscitore della materia e sicuro interprete dei problemi che vi si connettono.
Solo un'eccessiva pignoleria potrebbe indurre a rilevare quel soverchio indulgere, talora, nella descrizione di certi particolari pittorici e scenografici che tradiscono forse l'intento divulgativo del libro e il desiderio dell'autore di rivol-gersi a una cerchia ampia di lettori. GIUSEPPE LOCOROTONDO
ALDO BERSELLI, Gli arresti di Villa Ruffi. Contributo alla storia del mazziniane-simo; Milano, Intel isano, 1956, in 8 pp. VIT-169. L. 2000.
A Villa Ruffi, sulle colline di Rimini, il 2 agosto 1874 venivano arrestati 28 repubblicani, ivi convenuti ad una riunione pacifica, presieduta da Aurelio Saffi, per discutere sull'opportunità della partecipazione del partito alle prossime lotte elettorali. Tra i presenti all'adunanza vi erano, oltre il presidente, Alessandro Fortis, Felice Dagnino, Federico e Antonio Comandati, l'Aw.to Pietro Turchi, il colonnello Eugenio Yalzania. Gli arrestati rimasero nella villa, custoditi, tutta la notte: la mattina dopo furono portati senza manette albi stazione e collocati in un treno che parti per Spoleto. Ivi giunti, furon rinchiusi nella Rocca e associati in uno stanzone: il 9 settembre furono trasferiti, ammanettati a due a due, al cellulare di Perugia e divisi nelle singole celle. All'arresto segui un'accurata perquisizione domiciliare a tutti indistintamente coloro che avevano preso parte al convegno di Villa Ruffi o che avevano avuto con loro relazioni che dessero sospetto. Anche la casa di Alberto Mario, che era ammalato e non aveva potuto accettar l'invito, fu invasa, t) Non ostante che il prefetto di Forlì avesse comun-nicato l'esito negativo della perquisizione, il Gerra, segretario generale, allora, degli Interni, mantenne gli arresti e il Presidente dei ministri, il Minghetti, approvò il tristo provvedimento. E la Camera di Consiglio del tribunale correzionale forlivese il 2 agosto pronunziava per i 28 arrestati una ordinanza di imputazione per cospirazione avente per oggetto di congiurare e distruggere l'attuale forma di Governo >. Il regime cellulare durò sino al 26 ottobre, giorno in cui dalla stessa Camera di Consiglio fu emesso il non luogo a procedere per insufficienza di indizi. L'assurda vicenda poliziesca (assurda, tra l'altro, perchè nemmeno una striscia di carta venne rinvenuta in tasca agli adunati) suscitò commenti e aspre critiche all'opera governativa in tutti i settori della opinione pubblica, compresi i giornali della Sinistra e dello stesso partito moderato. E l'episodio, i cui effetti immediati si videro nelle elezioni politiche svoltesi poco dopo, produsse una grave crisi nel seno della Dèstra e procurò un grande vantaggio alla Sinistra, cioè quello di apparire come fautrice di una più ampia libertà e sostenitrice di un più promettente programma liberale.
Il fatto di Villa Ruffi è ora narrato vivacemente dal Berselli su di una paziente e valida documentazione in un agile volumetto: precede il racconto una rapida analisi del movimento operaio dal '61 alla morte del grande Veggente e della amorosa e faticosa opera svolta sino al 1874 dal fedelissimo discepolo Saffi per la riorganizzazione e il rinvigorimento delle associazioni mazziniane*
i) Nessun accenno dell'invasione si trova nel volume recente su A. Mario dello Spallicci (Milano, Gastaldi, 1955). Anche sugli atteggiamenti del Mario rispetto al movimento operaio le notizie date dall'À, sono piuttosto scorse. Sull'argomento sempre utile a consultarsi è l'opera eccellente di G. Quagliotti (Roma. 1944): Aurelio Saffi, Contributo atta itoria del mazzinianesimo.