Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; MANIN DANIELE
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1957
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Libri e periodici
Mi permetto però di portare all'ottima indagine del Berselli, il cui nome è noto pure ai lettori di questa rivista per alcuni saggi succosi qualche nuovo elemento chiarificatore. Il Berselli sì stupisce (pag. 3) che specialmente il partito moderato italiano non abbia saputo valutare adeguatamente l'eredità mazziniana nella nuova funzione storica che essa veniva assumendo; ma in verità non bisogna dimenticare che se la Consociazione Romagnola svolse un'azione indubbiamente nobilissima nei riflessi culturali sociali e politici, essa peraltro non riuscì ad impedire, poiché ancor sempre troppo stretta nelle pastoie del passato, che il partito andasse a mano a mano sfaldandosi sotto l'urgenza delle nuove situazioni.
Il disagio si manifesta di già sin dal Congresso di Roma del '71, cui non volle partecipare il Mazzini, forse perchè, come pensa il Levi *') egli temeva che non si facessero altro che parole parole parole (e ciò, almeno in parte, avvenne) mentre, a suo avviso, si sarebbe dovuto trattare dell'* operaio e non altro .
È sintomatico quel che ricorda nel suo lavoro sempre interessante, benché uscito nel 1927, Nello Rosselli,2) cioè che appena l'anno dopo un operaio repub* blicano scriveva: questa scuola appare come in una nube... tutto si ravvolge nel misticismo . E più che parole invocava frumento frumento frumento . Qualche vittoria ancora ottenne lo sforzo organizzativo del Saffi nel 1873, benché anche già in quell'anno non poche voci si sollevassero contro di lui e gli amici suoi che continuavano a difendere ad oltranza i principi più autentici della scuola mazziniana, ancor sempre troppo ancorata all'austero imperativo solidaristico e imbevuta confessatamente di presupposti religiosi. Ma la crepa maggiore si avverte proprio poco prima dell'episodio di Villa Ruffi, allorché la Società della Pianta di Imola e la Società Educazione e Lavoro di Medicina si staccarono deliberata' mente dalle consorelle repubblicane (le due società erano formate in grande maggioranza di proletari) affermando che i metodi di altre associazioni erano per gli operai molto più utili e generose. Altre forze ormai, e della più varia natura, agivano allora nel paese, sulle quali il Berselli non fa che qualche fugace cenno occasionale, ma che meriterebbero un largo studio obiettivo.3) Son correnti che spesso si intrecciano e di cui non è sempre facile scoprire l'origine recondita, ma che in fondo non rappresentano altro che uno stato diffuso di scetticismo nelle istituzioni e un bisogno diffusamente avvertito, soprattutto dai giovani, di un rinnovamento di questa Italia (come diceva Garibaldi) miserabile nell'interno ed umiliata all'estero . Non era ancora da noi sorto il socialismo di carattere marxista (non comparirà propriamente che verso il 1880); ma già era nato un altro movimento che, venuto da altre regioni, aveva qui assunto da noi atteggiamenti particolari e si era propagato con la rapidità di un incendio facendo presa e facili progressi specialmente tra le classi infime e più diseredate, trascurate sin allora dall'egoismo e dalle miopi visioni dei conservatori. *) E mentre Bakunin lavorava da noi indefessamente a minare l'edificio costruito con tanto leggendario valore e; coraggio dall'ideale garibaldino (si noti l'antitesi) il Generale aderiva all'Internazionale, nella quale egli, romanticamente, mettendo in subbu.
l) In Mazzini, Firenze, Barbera, 1955. Vedi particolarmente il capitolo XI f * H pensiero mazziniano ), da p. 277 a 289, per avere un'idea chiara dell'atteggiamento del Mazzini di fronte al problema operaio.
z) Mazzini e Bakounine, Torino, Bocca, 1927, p. 444.
sì Un contributo notevole a codesto studio porta ora Leo Valiani con la suo precisa bibliografia ragionata <La storia del movimento socialista in Italia dalle origini al 1921 (Rivista storica italiana, fascicolo Hl-IV, 1956).
*) Ma, all'ingrosso, il movimento può essere ricondotto al populismo russo, su cuf ha scritto un lavoro pregevolissimo F. Venturi (Torino, Einaudi, 2 Volumi, 1952).