Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; MANIN DANIELE
anno
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1957
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pagina
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853
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Libri e periodici 853
lo stato d'animo degli strati popolari cittadini nei confronti dei problemi e della vita del mondo contadino.
Lo studio seguente tratta dell'attività politica di Giovanni e Domenico Spadoni e della loro opera di pionieri del socialismo maceratese, opera che, come dice giustamente il Santarelli, è quasi ignorata, anche negli ambienti culturali della regione. Bisogna notare, però, che l'atteggiamento socialisteggiante delle loro ricerche storiche è stato avvertito anche da qualche rappresentante della storiografia nazionale. *)
Il saggio ci dà notizia delle esperienze politiche giovanili dei due fratelli, della loro attività giornalistica, del loro interesse per i problemi del mondo rurale, della loro intimità e corrispondenza con esponenti nazionali del socialismo., quali Antonio Labriola ed Andrea Costa ed è corredato da alcuni documenti e lettere interessanti conservati a Macerata dagli eredi degli Spadoni.
11 quarto argomento è il movimento operaio fabrianese con particolare riguardo all'organizzazione dei cartai che viene esaminala dalla nascita della prima associazione mutualistica (1872), al sorgere della lega di resistenza, alla costituzione della Federazione nazionale con sede in Fabriano e alla crisi e morte nel 1904 di questo organismo, che in realtà non era mai riuscito a superare l'ambito delle regioni limitrofe, fino all'avvento del fascismo.
L'ultimo saggio è dedicato alla rivolta di Ancona del giugno 1920 in seguito all'ammutinamento dell'XI reggimento dei bersaglieri in partenza per l'Albanu e si conclude con le prime affermazioni sindacali dei comunisti nella città dorica.
La tesi dell'intero lavoro è che l'unità politica della classe operaia e contadina non venne a suo tempo realizzata per le insufficienze dei movimenti popolari repubblicani, anarchici e socialisti, la cui esistenza, diffusione, persistenza e i relativi limiti vengono spiegati con la particolare struttura economico-sociale della regione (artigianato e mezzadria).
Questa tesi ci sembra sostanzialmente esatta. Ciò che però non ci sembra accet-labile è quell'atteggiamento preconcetto di svalutazione, che circola in varie parti del lavoro, dell'attività dei movimenti repubblicano ed anarchico di fronte a quello socialista e di questo nei confronti del movimento comunista.
Si può essere d'accordo che repubblicani ed anarchici non facessero un'adeguata politica di unità delle classi popolari, ma bisogna pure sottolineare il notevole contributo dato aOa formazione del movimento operaio marchigiano da questi due raggruppamenti politici. Pur con tutti i loro limiti, di classe, di dottrina, di metodo, essi prepararono il terreno sul quale potè svilupparsi un'organizzazione operaia più moderna e più efficace, quale fu il movimento socialista dei primissimi anni del secolo.
Se questo riconoscimento non vicn fatto si rischia anche di non comprendere pienamente quello che è stato definito il tipico del movimento operaio marchi' giano, cioè quel suo spirito avveniristico e barricadiero caratteristico dì tanta parte della sua storia (moti del 1898, Settimana rossa, rivolta del giugno 1920) e che spiega proprio il passaggio di tanti repubblicani ed anarchici nel periodo fascista e in quest'ultimo dopoguerra nelle file del comunismo (p. 131), che si presentava come l'unica organizzazione veramente determinata a rivoluzionare l'ordine delle cose esistente.
Quest'atteggiamento dell'autore, in cui il politico sopraffa lo storico, risulta evidente, ad esempio, nel commento al rifiuto degli anarchici anconetani di prender parte ad una lotta mezzadrile nel 1911 (p. 33), in cui questa tipica posizione di avvenirismo anarchico fisso all'abolizione della proprietà privata della terra si dice
1) Pqr D. Spadoni vedi, ad esempio, L. BULFERETTI, Introduzione alla storio' grafia socialistica in Italia, Firenze, 1949, p. 150.