Rassegna storica del Risorgimento

CERACCHI GIUSEPPE ; GIACOBINI
anno <1958>   pagina <13>
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Ricerche storiche sul Giacobinismo italiano 13
testo italiano delle sue parole, da cui infatti ci sembra risalti un quadro abbastanza esatto della sua posizione, nei riguardi dei governo romano. E necessario Cittadini giudici, che io vi rischiari il senso di questo articolo (dell'ordine di destituzione), bisogna perciò sapere disse che la carta monetata in circolazione nella Repubblica Romana ha due valute differenti, secondo i porta-fogli, che devono riceverla, cioè a dire che se la sua dire­zione la trascina nelle mani di un Console, di un legislatore, di un Ministro, ecc. la sua tariffa è fissata al quattro per uno effettivo; ma se poi la carta monetata deve soddisfare i servizj attivi di un.soldato, allora per mio spi­rito di finanze al di là dell'umano è valutata al tre e mezzo; imperciocché suppone qui la fine allegoria, che la spada sia il sostegno del corno dell'ab­bondanza, e che col suo soccorso, il rame che nelle mani del funzionario pubblico resta rame, riluce e diventa oro nella tasca dell'uniforme. Che grandi vedute!... Qual disinteresse sublime fanno travedere leggi siffatte . ''
Nel complesso un discorso breve, equilibrato, in cui il ricordo dei propri meriti era dettato solo dalla tristezza per l'ingratitudine e contrapposto al tiepido patriottismo dei capi romani.
II verdetto non poteva essere che uno: di assoluzione piena e di con­danna del decreto consolare di destituzione. Nella sentenza, emessa nella giornata stessa del 22, tutti i capi d'accusa furono dalla Commissione militare esaminati uno per uno e respinti come insussistenti. 2)
Contro questa sentenza il governo romano < la commissione civile fran­cese insorsero concordi. Della liceità o meno del ricorso ad una Commissione militare francese furono investiti il gen. Brune a Milano e, addirittura, il Direttorio a Parigi. ') Con ciò però la questione cambiava completamente carattere: da un fatto interno romano si trasformava in un episodio del­l'infinita mente più grande ed importante conflitto tra i generali e i commis­sari civili. E chiaro che in questa nuova prospettiva il caso particolare di Pasquale Matera perse subito ogni significato ed ogni valore in sé e per se. Intorno alla metà di luglio veniva reso infatti pubblico a Roma il seguente decreto del Direttorio in data 19 messifero VI: *)
e H Direttorio Esecutivo, visto l'atto in data Roma 4 messifero an. 6 della Repubblica Francese, col quale una sedicente Commissione Militare formata dal generale Gouvion Saint-Cyr, giudica che non vi sia luogo a de­stituzione contro il cittadino Matera, e ohe il Decreto dei Consoli Romani de* 19 pratile ultimo deve essere riguardato come un atto arbitrario.
Considerando che il Consolato Romano non aveva fatto, destituendo Matera dalle funzioni di Capo della prima Legione della Repubblica, che di usate un dritto, che gli è attribuito dalla Costituzione del Popolo Romano, e che non apparteneva né al Comandante delle Truppe Francesi stanzionaté
D Ivi, p. 14.
2) Ivi, pp, 20-23. A proposito della famosa protesta per il soldo, è detto che la colpa era del governo romano che aveva creato una simile situazione e si aggiungeva sottilmente: "Èssa (in Cornai, militare) non si permette di aggiungere alcun, altra riflessione por uu rispetto dovuto ad un governo già stabilito (p. 22).
3) Si vedano le lettere del Troiivfi e del Dounou al LA KVICLMÈIIK LKPEAUX nei Me-moiri* ài costui (Iti, Paris, 1895, pp. 278-79 e 381-82).
*) Collazione di Carte Pubblicità, Proclami, Editti, Ragionamenti ed altre prodazioni ten­denti a consolidare la rigenerato Repubblica Romana, II, Roma, 1798 (I Hep. Romana), pp. 275-76.