Rassegna storica del Risorgimento

CERACCHI GIUSEPPE ; GIACOBINI
anno <1958>   pagina <18>
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Rienzo De Felice
Commissione militare che lo aveva prosciolto a Koma la tesi del Nostro fu respinta. A parte il problema strategico in sé. quest'episodio è di grande importanza perchè ci apre un nuovo squarcio su quella che era la più gene­rale concezione politico-sociale del Matera. A coloro infatti che in tale occa­sione gli facevano presenti le difficoltà di ordine economico alle quali si sa­rebbe dovuto far fronte nel caso che il suo piano fosse approvato (si sarebbe dovuto infatti pensare all'approvvigionamento di tanta truppa riunita che sino a quel momento era vissuta sulle singole economie delle località nelle quali era di stanza e si sarebbe dovuto anche far fronte alle esose richieste del Méjan per ottenere la collaborazione dei suoi uomini) egli rispose pro­spettando soluzioni di tipo decisamente terrorista. Se il governo mi fa pa­drone della vita e dei beni di dodici ricche persone che a nome designerò in due giorni egli diceva avrò trovato gli 800.000 ducati necessari. E concludeva: Cittadini direttori, cittadini ministri e generali: alcuni morti, molti danni, molte politiche necessità, che gli uomini politici chiamano in­giustizie, anderebbero compagne o sarebbero effetti de' miei disegni, e la Repubblica reggerebbe; ma s'ella cadrà, tutte le ingiustizie, tutti i danni, morti innumerevoli soprasteranno . *)
Negli ultimi giorni della Repubblica Napoletana Pasquale Matera fu tra i più decisi fautori della difesa ad oltranza. Entrate le forze sanfediste in Na­poli, fu tra gli strenui difensori del castello di S. Elmo, dal quale condusse anche tuia sortita.2)
Dopo la capitolazione, tradito da un trapanese di nome Lipari, fu in spregio ai patti che nel suo caso furono doppiamente violati in quanto egli avrebbe sempre potuto far valere la sua qualifica di ex ufficiale francese, dal Méjan vilmente consegnato ai borbonici. Annotò V. Cuoco: Neanche Matera, antico ufficiale francese, fu risparmiato, ad onta dell'onor nazionale che dovea salvarlo, e del diritto di tutte le genti.3)
Tradotto in carcere vi rimase a lungo in attesa di processo. A quanto narrarono alcuni testimoni di quegli ultimi giorni, nel profondo della sua cella non si fece mai, come altri, illusioni su di un pronto ritorno offensivo del­l'Annata di Roma del Garnier. Troppo buon militare, si rendeva perfetta­mente conto della disastrosa situazione in cui si trovavano le superstiti forze francesi dell'Italia centromeridionale. Sperava invece in Joubert e nell'Ar­mata d'Italia. Probabilmente sapeva infatti delle promesse di aiuto per la Repubblica Romana che il Ceracchi aveva avuto dallo Joubert in occasione di una sua missione segreta presso il Q. G. dell'Armata d'Italia pochi giorni dopo la cacciata dei napoletani da Roma. 4) Allo Joubert, anzi, cercò di mandare dal carcere un biglietto. Non sapeva che nel frattempo il suo vec­chio commilitone ed amico era caduto sui campi di Novi....5)
0 P. COLLETTA, Storia del reame di Napoli (od. CORTESE), II, Napoli, 1953, p. 77. Il Colletta definisce il Matera valoroso ne* combattimenti, sciolto di morale o dì coscienza.
2) C. DE NICOLA, Diario Napoletano, I, Napoli, 1906, p. 337.
) V. Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana dei 1799 (ed. CORTESE), Firenze 1925. P- 289.
*) Ardì. polke-Prtfactura-Parw A 270, 2/96/97, G. Ceracchi a N. Bonaparte, 20 ven­dere IX.
) P. Pi BRI, Una pretesa cospirazione a Napoli nel settembre 1799, in Rassegna storica del Risorgimento, 1927, ITI, pp. 491-92.