Rassegna storica del Risorgimento

CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATUTI
anno <1958>   pagina <29>
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Lo statuto (Ubertino e l'avvento del regime parlamentare 29
del re è ambigua. È il re che nomina e revoca i suoi ministri: questo è il diritto intangibile della Corona . Si levò a parlare, a nome del governo, il ministro Ricci e disse che i poteri si dovevano ritenere conferiti al re solo, anche se si parlava di governo del re . E Alfieri ritirò l'emendamento per­chè il disegno di legge era urgente e non si poteva perdere tempo a rinviarlo alla camera. Ma è singolare tanta mostra di zelo verso le prerogative regie nel momento stesso in cui si approvava una legge che ridava al re tutti i poteri, e che nella discussione alla camera, i deputati Buffa e Lanza non avevano esitato a definire incostituzionale.
Il ministero Gasati se ne andò, a camere chiuse, per protestare contro l'armistizio Salasco. Gli successe, all'infuori di ogni ingerenza parlamentare, il governo presieduto da Alfieri di Sostegno J) prima, e poi da Perrone di San Martino, E anche questo governo si dimise per un voto contrario alla camera. Nella tornata del 3 dicembre 1848 si discuteva di una petizione degli studenti dell'università di Torino, che rivendicavano la libertà di asso­ciazione, non riconosciuta dal regolamento. Il ministro dell'istruzione Boa-coni p agni si levò a difendere il divieto, e dichiarò che non si sarebbe più sentito di rimanere al suo posto se la camera avesse appoggiato la petizione. Ed avendo il deputato Radice osservato che non era il caso di fare una que­stione ministeriale, il Boncompagni rispose di aver parlato a titolo personale e non a nome del gabinetto. Ciò nonostante, dopo il voto contrario della camera, nella seduta successiva (4 dicembre) il ministro Piacili annunciò le dimissioni dell'intero gabinetto perchè il ministero è solidale di tutti i suoi atti; la censura che tocchi l'uno è necessariamente comune a tutti. Alcune votazioni della Camera nei trascorsi recentissimi giorni fecero conoscere come con quella maggioranza per cui solo il governo può procedere spedito sulla sua via, non sia abbastanza decisa . E terminò facendo appello all'unione di tutte le forze.
Le parole del Pinelli vennero accolte da sensazione profonda da segni di manifesta sorpresa . La camera non ebbe la coscienza di aver rovesciato il governo.
E sembra che il ministero fosse indotto a ritirarsi perchè si profilava il gravissimo problema della ripresa della guerra contro l'Austria. s) Anche que­sta volta il voto della camera fu un pretesto.
La crisi che portò alle dimissioni del Gioberti da presidente del consiglio, mentre tutti gli altri membri del governo rimasero in carica, è un'altra prova di quanto si fosse lontani dal regime parlamentare. Era ancora diffusa l'idea che la nomina dei ministri fosse un affare esclusivo del re. E se alla camera si ebbe una discussione politica, ciò fu per caso. Nella tornata del 21 feb­braio 1849 Rattazzi, ministro dell'interno, annunciò che il re aveva accettato le dimissioni di Gioberti e che aveva incaricato interinalmente della presi­denza e del portafoglio degli esteri il generale Chiodo. H deputato Depretis
3-) Dei nuovi Ministri, benché onoratissimi personaggi, neppur uno godeva la pubblica fiducia (A. BROFFEBTO, Storia del Parlamento Subalpino, Milano, 1865, voi. I, p. 274).
2) U disegno della riscossa prevalse, e il Ministero Perronc-PInellì che l'aveva avver­sato, si ritirò, e venne surrogato da quello ohe si disse democratico, di cui fu alla testa il Gio­berti e poscia Urbano Rattazzi (A. MAURI in Ricordi di Michelangelo Castelli a cura di LUIGI GHIÀIA, Torino, 1888, p. 9).