Rassegna storica del Risorgimento

CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATUTI
anno <1958>   pagina <33>
immagine non disponibile

Lo statuto alberano e V avvento del regime parlamentare. 33
di governo: né più, né meno che lo Statuto . Ed egli si credette autorizzato a rimanere al potere anche dopo le elezioni, non ostante l'aperta ostilità della nuova camera. L'assemblea volle addirittura lanciare una sfida al go­verno coH'eleggere a suo presidente il Pareto, fortemente compromesso nei moti di Genova (tornata del 13 agosto 1849). *) In un regime parlamentare dovevano seguire subito le dimissioni del ministero. Né sarebbe stato il caso di sciogliere una camera che era stata appena eletta. Ma d'Azeglio non se ne preoccupò affatto 2) e rimase al suo posto persino quando, nella tornata del 10 settembre 1849, la camera votò l'ordine del giorno Tecchio nel quale si dichiarava che l'arresto del generale Garibaldi e la minacciata espulsione di lui dal Piemonte, erano lesivi dei diritti consacrati dallo statuto e dai sentimenti di nazionalità e della gloria italiana . Fu quasi una messa in istato di accusa del ministero. Ciò non ostante la necessità di risolvere il conflitto tra il governo e la camera non si presentò allora, ma solo più. tardi, quando si pose il problema dell'approvazione del trattato di pace con l'Austria. Non fu certo in omaggio al principio del regime parlamentare, che fu sciolta la camera. Col proclama di Moncalieri vi fu addirittura ciò che i giuristi chiamano una messa in mora, del re al corpo elettorale. Lo statuto stesso era in pericolo. Della evoluzione in senso parlamentare non era neppure il caso di parlare. Per la prima volta vi fu un'ingerenza del governo nelle elezioni. Nella tornata del 22 dicembre 1849, in sede di verifica dei poteri della nuova ca­mera, il Lanza accusò il ministero di illecite pressioni sugli elettori. La cosa era assai più innocente di quello che si é visto poi, nel regno d'Italia. Un in­tendente aveva mandato una circolare ai cittadini più. influenti per racco-
in E. JLENDU, L'Italie de 1847 à 1865. Correspondance politique de Massimo d'Azeglio, Paris, 1867, p. 64.
Il Filipazsd (op. cit., p. 171) attribuisce la caduta del de Launay ad una manovra dei suoi collegni di gabinetto (cu*, ancbe la recensione di M. CIRAVEGKA, in .Rassegna storica del Risorgimento, 1957, p. 132 e sgg.). Certo che l'intrigo dovette avere la sua parte, come avviene di solito nei regimi autoritari. Non per niente Cavour diceva che la peggiore delle camere è tempre superiore alla migliore delle anticamere. Ma senza la necessità di dare una soddisfa­zione all'opinione pubblica il de Launay non sarebbe caduto. Su questo punto la testimo­nianza dell'Azeglio è decisiva.
ì) Tutto questo parve opportuno alla maggioranza per gettare una sfida al Ministero portando i suoi suffragi sopra Lorenzo Pareto. Oserebbero Pinelli e d'Azeglio dopo questa umiliazione rimanere ancora al governo? (A. BHOFFERIO, Storia del Parlamento subalpino ctt., voi. II, p. 43).
2) Non si vuole con ciò dare un giudizio negativo sull'opera politica di Massimo d'Aze­glio. Era allora il solo juste milieu possibile, anche se v'è chi sostiene (Bolton King) che con un po' più di abilità si sarebbero potuti evitare lo scioglimento della camera e il proclama di Moncalieri. Ma il d'Azeglio pensava di non avere altra via d'uscita. Allora, scrisse egli il 20 aprile 1861 al Torcili (in Lettere di Massimo d'Azeglio a Giuseppe Torelli, a cura di CE­SARE PAOLI, Milano, 1877, p. 88) avevo la Camera, i chibs, l'emigrazione, tutti addosso .
Nella lettera a Eugenio Renda del 13 settembre 1849 {op. cit., p. 66) il d'Azeglio afferma che solo nella sua politica sta la difesa dello Statuto: Noe chnmbres vont leur train; ne pou-yant nous ponrfendre, elles nouB font une guerre de coups d'épinglo, C'est dcsolant comma ces gens-là aont rxnbécues ! Ne voient-ils dono pas quo le ministèro a déju bien à fairo à soutenir la Constitu tion, et qu'après nous, les Croate*', et quo le jonr où je quitterais le mini-etère, une moitié pout-etre de ces messicani irait à FénestreUcs? .
Ma l'Azeglio non capiva, né poteva capire, il ruolo della sinistra, senza della quale egli non si sarebbe neppnr trovato a difendere lo statuto: le forze della reazione avrebbero avuto il sopravvento. Cfr. per l'azione dell'Azeglio in questo periodo GHJBALBERTI, op. cit., pp. 160-192.