Rassegna storica del Risorgimento

CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATUTI
anno <1958>   pagina <34>
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Emanuele Flora
mandare un candidato. Cavour sostenne in quella occasione che il governo aveva il diritto di indicare le persone eie gli erano più gradite, senza atten­tare con ciò alla libertà di scelta dell'elettore;
Quelle elezioni posero fine al conflitto tra il governo e la camera e segna­rono l'inizio di un ordinato svolgimento della vita costituzionale. La spinta verso il governo parlamentare non tardò a manifestarsi di nuovo. E lo stesso d'Azeglio, pur riaffermando la sua formula, contribuì, con le leggi siccardia-ne, all'evoluzione. Tuttavia la possibilità di governare ancora una volta in aperto conflitto con la camera non veniva eselusa. Il Pantaleoni in una let­tera del 6 maggio 1852 *) scriveva al d'Azeglio: quando ti avvenga che per sorpresa o per mal animo ti battano in Parlamento, sta saldo, più saldo che mai; e non dar dimissione fuor che ove sia provato che il paese è contro il tuo sistema .
La stessa crisi del maggio 1852, quando d'Azeglio fece il suo ultimo rimpasto e Cavour lasciò il governo, fu extraparlamentare. Alla camera fu data notizia del cambiamento ministeriale, con qualche spiegazione assai generica sui motivi della crisi. Il presidente del consiglio disse poche parole vaghe. Una discussione politica era stata esclusa a priori. 2) Il d'Azeglio non capì allora che la sua formula di governo ( Né più né meno che lo statuto ) era logora. Egli l'aveva riaffermata pochi mesi prima alla camera, nella tor­nata del 7 febbraio 1852. Nella lettera al Rendu del 24 maggio 1852 si vantò persino di aver messo alla porta le cher auteur du connubio .3) Era l'ultima illusione. Ma non tardò ad accorgersi che senza le cher auteur da connubio era difficile governare, e tentò di riportarlo nel ministero. *) Poi quando il re manifestò la sua ostilità al disegno di legge sul matrimonio civile, l'Azeglio si sentì isolato e si ritirò (ottobre 1852). E per la prima volta dopo Novara si sentì la necessità di affidare il governo al capo della maggio­ranza della camera. E fu l'avvento di Cavour.
Già quando era ministro nel gabinetto d'Azeglio egli si era spinto riso­lutamente sulla via del governo parlamentare. Nel febbraio 1852 arrivò sino a porre la questione di fiducia, a nome del governo, e i suoi colleghi non ne sapevano nulla. 5) In quella occasione fu rivelato il connubio. E di lì co­mincia la novella istoria. Col connubio, dice l'Omodeo, il liberalismo si co­stituì in quadrato di fronte alla reazione europea. Ma la sua prima battaglia la vinse all'interno. Si ebbe allora per la prima volta una maggioranza omo­genea che si impose anche al re. Sta qui il segreto del successo. Persino nel governo repubblicano di oggi, nel quale la forma parlamentare è sancita dalla costituzione, le possibilità di iniziativa del capo dello stato aumentano se è incerta la maggioranza.
i) Massimo d'Azeglio e Diomede Pantaleoni. Carteggio inedito, Torino, 1888, p, 323.
9) Nel Consiglio tonato il giorno innanzi i miniata avevano deliberato di non accet­tata alcuna discussione sui particolari della crisi (L. CUIAXA, Della vita e dei tempi di Ca-millo Cavour, nel I volume dello lettere di Cavour, Torino, 1883, nota 1 alla p. CCCLVI).
3) R'BNDU, Op. C, p. 75.
4) x documentò su questo punto Bono numerosi. Cfe lettera di Cavour a Castelli del 5 agosto 1852, da Londra, in Carteggio politico di Michelangelo Castelli a cura di LUIGI CIIIAI.A, voi, I, Torino, 1890, p. 96; lettera di Cavour a Lamnnunra dello stesso giorno in CatAiiA, voi. I dette Lettere di Cavour, p. 270; lettera di d'Azeglio a Pantaleoni in parte riportata nel testo. E se ne potrebbero citare altre ancora.
5) Cfir. lettera di d'Azeglio a Renda del 24 maggio 1852 in E. RENDO, op. cit., p. 74.