Rassegna storica del Risorgimento
1917 ; SOCIALISMO
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Alberto Monticone
due correnti si combattevano all'interno del socialismo torinese, una che, pur non accettando pienamente la formula proclamata dalla direzione del partito né sabotare, né aderire alla guerra , sosteneva una linea di condotta moderata non opponendosi ad occasionali collaborazioni con la classe borghese nell'interesse dei lavoratori; l'altra, estremista e rivoluzionaria, rifiutava qualsiasi transazione con gli altri partiti che avevano voluto o accettato la guerra. Della prima facevano parte alcuni parlamentari di Torino, come gli on. Casalini, De Giovanni, Morgari, Sciorati. il segretario nazionale della federazione metallurgici Buozzi, alcuni consiglieri comunali come Allasia e Romita, qualche dirigente della locale camera del lavoro ecc. Esponenti della seconda corrente erano figure che ritroveremo in seguito nel corso della più violenta propaganda disfattista: Francesco Barberis, consigliere provinciale. Maria Giudice, Giuseppe Boero, Giuseppe Pianezza ed un certo numero di giovani organizzati nella federazione giovanile socialista, che unitamente a quella femminile presentava uno spiccato carattere di estremismo.
Gli intransigenti torinesi riuscirono dal luglio 1915 al novembre 1916 ad avere la maggioranza nella commissione esecutiva della sezione socialista ed a dirigere in tal modo tutta l'attività locale; tuttavia per le generali condizioni della vita pubblica in seguito alla guerra non si può dire che a questo periodo di prevalenza estremista corrisponda una particolare propaganda rivoluzionaria. Anzi l'inizio di una predicazione violenta per una azione diretta del proletariato corrisponde proprio al momento in cui alla testa del socialismo torinese si avvicenda l'ala più moderata; ciò non stupisca poiché, come è noto, l'inverno 19161917 segna una chiara trasformazione nella guerra italiana aprendo una crisi generale un po' in tutti i settori della vita del paese ed offrendo così lo spunto ai socialisti delle posizioni più avanzate per riprendere l'attività svolta fino ad allora piuttosto in sordina. Se quindi gli intransigenti non avranno più in Torino la direzione dell'organizzazione, ciò permetterà loro in un certo senso una maggiore libertà di azione mentre la stessa nuova commissione esecutiva non potrà non tener conto dell'orientamento della base, incline in prevalenza a seguire le eccitazioni del gruppo Barberis e dei suoi seguaci.
Durante la stasi invernale delle operazioni, infatti, l'opera di propaganda socialista in seno alle famiglie operaie viene aumentata allo scopo di mobilitare anche le donne nella campagna contro la guerra, mentre nei circoli giovanili si tengono numerose riunioni di studio. Un po' tutti i centri operai italiani vedono dal dicembre 1916 in poi un notevole aumento del numero di agitazioni: non si tratta di grandi movimenti, ma sono l'effetto di una penetrazione capillare compiuta con gli argomenti semplici e convincenti della lontananza dei cari, dei loro rischi e delle loro sofferenze, delle non buone condizioni alimentari, della incerta durata del conflitto. Obiettivo di questa propaganda è soprattutto la conquista della campagna all'idea della pace, della fratellanza internazionale e, dietro ad esse, a quella del socialismo. Ma nelle città, e particolarmente in Torino, gli argomenti di discussione sono ad altro livello: si parla qui dei mezzi per imporre la volontà del proletariato. Nella sezione socialista della città piemontese nel febbraio 1917, dopo varie tumultuose assemblee, vengono designati i rappresentanti torinesi al convegno nazionale socialista che si deve tenere a Roma alla fine