Rassegna storica del Risorgimento

1917 ; SOCIALISMO
anno <1958>   pagina <60>
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Alberto Monticane
soffermarci sulle idee espresse in questi articoli ed in altri analoghi che di tanto in tanto appaiono anche sul Grido del Popolo e che diverranno più numerosi dopo l'agosto 1917, ossia dopo che la redazione del settimanale torinese passò nelle mani di Gramsci. Qui ci interessa sottolineare la diffe­renza di concezioni, di spirito diremmo, fra questo gruppo di giovani e quello che si denominerà nel giugno '17 dei rigidi , avente in Francesco Barberis l'esponente più tipico; ci interessa poiché ci sembra di poter affermare sin d'ora che non dal gruppo della Città futura poteva venire la sobillazione ad una rivolta senza preparazione e senza sbocco quale quella dell'agosto successivo, anche se l'affermazione di forza in quella occasione data dagli operai torinesi non sarebbe certamente dispiaciuta ad un Gramsci ed avrebbe soltanto ottenuto l'effetto di spronar lui ed i suoi amici sulla via della pre­parazione più profonda di quella massa che dimostrava di molto poter fare. Dal convegno di Roma del febbraio la direzione del partito fu invitata ad intervenire più decisamente nella vita del Paese con una vera offensiva pacifista:1) a questo scopo ai primi di marzo fu diramata una circolare a tutte le sezioni con la quale si tracciava un programma di propaganda e di manifestazioni contro la guerra e si esortava la base a porlo in attuazione con ogni impegno. Miglior invito e più consono alle proprie aspirazioni la sezione socialista torinese non poteva ricevere: la commissione esecutiva faceva tosto passare alle organizzazioni dipendenti la parola d'ordine di svolgere ovunque la propaganda per la pace e diffondeva in città e negli stabilimenti ausiliari un gran numero di schede, chiedendo a tutti di sottoscriverle per ottenere dal governo mediante una imponente petizione di massa una pronta azione per la conclusione della pace. Si può dire che dal marzo all'agosto è tutta una serie di comizi, riunioni di categoria, assemblee, nel corso delle quali continuamente si discute del problema del momento, cioè della pace, e del modo più diretto per raggiungerla. I dissensi che sin dall'inizio delle ostilità abbiamo notato all'interno del socialismo torinese continuano più forti che mai, mentre l'ala rivoluzionaria della sezione si batte con ogni mezzo da un lato per avere la prevalenza nella guida della sezione stessa, dall'altro per prepararsi un terreno favorevole nella massa operaia. La situa­zione interna ed internazionale offre inoltre ampi spunti alla propaganda estremista e soprattutto le prime notizie nel marzo sulla rivoluzione di Pie-trogrado hanno un'eco profondissima fra il ceto operaio in Italia ed a Torino in particolare.
estratto dal volumetto di G. SALVEMINI, Cultura e laxciià, Catania, F. Battuto, 1914, ed altri articoli su questioni di carattere generale (Tre princìpi, tre ordini; Due inviti alla meditazione [sul concetto di religione e di vita], eco.) ed un resoconto sul movimento giovanile socialista. In quarta pagina in grassetto si dà la seguente motivazione del numero unico: Abbiamo messo a questo foglio un titolo che non è solamente nostro. Prima che la guerra si sferrasse nel mondo con il suo flagello irresistibile, con alcuni amici si era deciso di lanciare una nuova rivista di vita socialista che fosse come il focolare delle nuovo energie morali, del nuovo spirito (parola densurata) ed idealista della nostra gioventù. Avrebbe dovuto esser slancio .e riflessione, inci­tamento all'azione e al pensiero. Nella grande fede del nostro animo ricolmo di giovinezza e di ardore pensavamo di ricominciare una tradizione tutta italiana, la tradizione mazziniana rivissuta dai socialisti. Ma l'intento non è stato dimesso. Si invitava quindi alla collabora­zione ed a sostenere l'iniziativa,
t) Sol convegno vedi A. M AI.ATE.STA, / socialisti dolami durante la guerra, Milano, Monda­dori, 1926, pp. 131-136 e 265-266.