Rassegna storica del Risorgimento

1917 ; SOCIALISMO
anno <1958>   pagina <62>
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Alberto Monticene
oltre duemila persone gremiva i locali del palazzo di corso Siccardi; per il gran numero dei presenti la riunione dovette effettuarsi separatamente nei saloni superiore ed inferiore. Nel primo presero la parola Ottavio Pastore, il direttore dell'ovanti/ Serrati e Barberis: il Pastore attaccò brevemente i governanti quali responsabili della guerra; più a lungo discorse il Serrati, esagerando Pentita delle dimostrazioni avvenute nei giorni precedenti a Milano e in provincia e dipingendo a forti tinte la precaria situazione alimen­tare della Lombardia. Egli assicurò che la direzione del partito socialista aveva deliberato di sostenere il movimento popolare per la pace e che essa avrebbe preso le misure opportune perchè il proletariato italiano insor> gesse compatto quando se ne fosse giudicato opportuno il momento per intimare il basta al governo . ') Disse che bisognava guadagnare alla causa del proletariato i soldati ed esortò a tenersi pronti all'appello della direzione del partito. Su questo concetto del tenersi preparati per l'azione al primo cenno dei dirigenti del partito tornarono anche il Dalbcrto ed il Barberis; quest'ul­timo fece anche un calcolo sommario delle forze degli operai lavoranti in stabilimenti di produzione bellica e, computandoli fra Torino e Milano in 300 mila,2) affermò che essi incrociando le braccia simultaneamente avreb­bero potuto imporre la loro volontà ai governanti. L'idea di essere pronti per un movimento di massa quando l'ordine partisse dalla direzione del par­tito sarà spesso il tema delle riunioni dei socialisti torinesi verso l'approssi­marsi dell'estate; tuttavia a noi sembra di notare che tale idea venisse espressa non da tutti con un senso univoco: taluni, sostanzialmente avversi ad un moto inconsulto, la sostenevano per incanalare ed imbrigliare l'agitazione sempre più viva degli operai, altri invece ne facevano il mezzo più efficace per accrescere il fermento e portarlo a maturazione il più rapidamente pos­sibile. L'equivoco si verrà a mano a mano chiarendo per le sempre più pres­santi insistenze degli estremisti per scendere in piazza ed il più chiaro atten­dismo dei responsabili del partito.
Sempre nel comizio del 12 maggio, nel salone inferiore accanto al vio­lento intervento dell'intransigente Cavallo avevano parlato con moderazione non sempre bene accolta dall'uditorio l'on. Casalini e Bruno Buozzi. H con­trasto fra le due tendenze in seno alla sezione socialista torinese va nuova­mente acutizzandosi: nel corso dell'assemblea della sezione del 15 maggio alla relazione dell'on. Casalini sui convegni di Roma e di Milano nella quale egli fra l'altro dichiarava che il partito è conscio della situazione ed
1) Dal verbale delia riunione redatto dai funzionari di polizia che udirono i discorsi degli oratori; copia del vernale, datato 13 maggio 1917 in ACS, Guerra* b. 31; esso è riassunto anche in Sentenza p. 8.
2) Il calcolo del Barberis, di 150 mila operai in Torino, era piuttosto esagerato} il pre­fetto computava a circa 120 mila individui la popolazione operaia della città, ma è certo che anche questa cifra è molto supcriore alla realtà, poiché altrimenti risulterebbe che un torinese su quattro era operaio, ammontando lo popolazione presente il 31 dicembre 1916 a 525 mila persone (Citta di Torino, Ufficio del Lavoro Ballettino e Statistica, a. III, n. 1 [1 aprile 1917], p, 2) e che ai deve scendere ad una cifra alquanto al di sotto dei 100 mila. Comunque è indi­cativo il fatto che il prefetto stesso si metto anch'agli a calcolare la forza operaia e, temendo un movimento di massa, proponga che la provincia di Torino sia dichiarata zona di guerra (ACS, Guerra, b. 31, rapporto del 15 maggio 1917).