Rassegna storica del Risorgimento
1917 ; SOCIALISMO
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1958
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Alberto Monticene
oltre duemila persone gremiva i locali del palazzo di corso Siccardi; per il gran numero dei presenti la riunione dovette effettuarsi separatamente nei saloni superiore ed inferiore. Nel primo presero la parola Ottavio Pastore, il direttore dell'ovanti/ Serrati e Barberis: il Pastore attaccò brevemente i governanti quali responsabili della guerra; più a lungo discorse il Serrati, esagerando Pentita delle dimostrazioni avvenute nei giorni precedenti a Milano e in provincia e dipingendo a forti tinte la precaria situazione alimentare della Lombardia. Egli assicurò che la direzione del partito socialista aveva deliberato di sostenere il movimento popolare per la pace e che essa avrebbe preso le misure opportune perchè il proletariato italiano insor> gesse compatto quando se ne fosse giudicato opportuno il momento per intimare il basta al governo . ') Disse che bisognava guadagnare alla causa del proletariato i soldati ed esortò a tenersi pronti all'appello della direzione del partito. Su questo concetto del tenersi preparati per l'azione al primo cenno dei dirigenti del partito tornarono anche il Dalbcrto ed il Barberis; quest'ultimo fece anche un calcolo sommario delle forze degli operai lavoranti in stabilimenti di produzione bellica e, computandoli fra Torino e Milano in 300 mila,2) affermò che essi incrociando le braccia simultaneamente avrebbero potuto imporre la loro volontà ai governanti. L'idea di essere pronti per un movimento di massa quando l'ordine partisse dalla direzione del partito sarà spesso il tema delle riunioni dei socialisti torinesi verso l'approssimarsi dell'estate; tuttavia a noi sembra di notare che tale idea venisse espressa non da tutti con un senso univoco: taluni, sostanzialmente avversi ad un moto inconsulto, la sostenevano per incanalare ed imbrigliare l'agitazione sempre più viva degli operai, altri invece ne facevano il mezzo più efficace per accrescere il fermento e portarlo a maturazione il più rapidamente possibile. L'equivoco si verrà a mano a mano chiarendo per le sempre più pressanti insistenze degli estremisti per scendere in piazza ed il più chiaro attendismo dei responsabili del partito.
Sempre nel comizio del 12 maggio, nel salone inferiore accanto al violento intervento dell'intransigente Cavallo avevano parlato con moderazione non sempre bene accolta dall'uditorio l'on. Casalini e Bruno Buozzi. H contrasto fra le due tendenze in seno alla sezione socialista torinese va nuovamente acutizzandosi: nel corso dell'assemblea della sezione del 15 maggio alla relazione dell'on. Casalini sui convegni di Roma e di Milano nella quale egli fra l'altro dichiarava che il partito è conscio della situazione ed
1) Dal verbale delia riunione redatto dai funzionari di polizia che udirono i discorsi degli oratori; copia del vernale, datato 13 maggio 1917 in ACS, Guerra* b. 31; esso è riassunto anche in Sentenza p. 8.
2) Il calcolo del Barberis, di 150 mila operai in Torino, era piuttosto esagerato} il prefetto computava a circa 120 mila individui la popolazione operaia della città, ma è certo che anche questa cifra è molto supcriore alla realtà, poiché altrimenti risulterebbe che un torinese su quattro era operaio, ammontando lo popolazione presente il 31 dicembre 1916 a 525 mila persone (Citta di Torino, Ufficio del Lavoro Ballettino e Statistica, a. III, n. 1 [1 aprile 1917], p, 2) e che ai deve scendere ad una cifra alquanto al di sotto dei 100 mila. Comunque è indicativo il fatto che il prefetto stesso si metto anch'agli a calcolare la forza operaia e, temendo un movimento di massa, proponga che la provincia di Torino sia dichiarata zona di guerra (ACS, Guerra, b. 31, rapporto del 15 maggio 1917).