Rassegna storica del Risorgimento

1917 ; SOCIALISMO
anno <1958>   pagina <65>
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Il socialismo torinese ed i fatti dell'agosto 1917 65
1) avanguardie interne ed esterne si costituirebbero negli stabilimenti; 2) un comitato centrale si mantiene in contatto a mezzo di corrieri (ferrovieri) con lo sezioni di Milano, Bologna, Ferrara, Firenze e Torino ed avrebbe comunicato che circa 400 mila sono gli operai pronti pel movimento; 3) emis­sari, come l'on. Caroti e Francesco Ciccotti, si recano nei centri principali per avere e dare notizie sulla preparazione, sul numero degli aderenti e delle armi; 4) gli anarchici torinesi avrebbero aderito alle direttive di un comitato di azione anarchica internazionale in Roma; 5) il comitato centrale del sin­dacato ferrovieri avrebbe deliberato di tenersi pronto per proclamare lo sciopero per la cessazione della guerra; 6) una recente assemblea di arsena­lotti si è sciolta al grido di abbasso la guerra; 7) nella federazione metallur­gici la massa finirà per travolgere le esitazioni dei dirigenti, ma tutto è già pronto e lo sciopero secondo segrete deliberazioni dovrebbe cominciare con atti di sabotaggio e terroristici; 8) nel polverifìcio e nel dinamitificio di Avi" gliaua andrebbe infiltrandosi l'organizzazione di classe, volta però ad avere persone fidate che al momento opportuno possano far saltare gli stabilimenti. È vero che il prefetto dava tali informazioni perchè potessero essere controllate con le altre che giungevano al ministero dell'interno, ad ogni modo la sua relazione appariva tanto grave che immediatamente la direzione generale di P. S. inviava un apposito funzionario, il comm. Ferraris, a Torino per esaminare con le autorità locali la situazione e le eventuali misure occor­renti. Contemporaneamente il gen. Sartirana, comandante il presidio militare della città, si recava a Roma, chiamato a conferire col ministro della guerra. Dagli appunti del Ferraris sulla propria missione si traggono interessanti rilievi sull'ambiente torinese del momento. *) Anzitutto egli aveva chiesto al prefetto Verdinois un personale apprezzamento sulle condizioni dell'ordine pubblico in Torino e ne aveva avuto in risposta che, nonostante l'attiva propaganda sovversiva, egli non riteneva probabile lo scoppio di gravi disor­dini a breve scadenza, se non perveniva un tassativo ordine da Milano o da Roma, a meno che non intervenisse un fatto che eccitasse improvvisamente l'opinione pubblica, quale avrebbe potuto essere, ad avviso del prefetto, la notizia di un attentato all'on. Morgari. Notiamo come la convinzione del prefetto che per il movimento eventuale si attendesse un ordine dalla dire­zione del partito, o comunque dai maggiori responsabili, corrisponde alle idee diffuse dagli stessi rappresentanti moderati nelle assemblee e nei comizi; d'altra parte il prefetto non esclude un avvenimento che ecciti l'opinione pubblica ed in questo, a parte l'improbabilità del fatto specifico da lui citato, egli si avvicina in modo notevole alla realtà della situazione torinese, come palesemente apparirà nell'agosto. Il Verdinois esprimeva poi al Ferraris i propri dubbi sulle cosiddette avanguardie interne ed esteme e sulla esi­stenza di mitragliatrici alla camera del lavoro o di veri depositi di fucili, possedendo gli operai certamente rivoltelle e fucili da caccia. In complesso il prefetto dimostrò di non essere profondamente preoccupato, come avreb­be dovuto essere il capo di una provincia in cui si fosse alla vigìlia di una
X) Si tratta di otto pagine manoscritto, intitoline Sulla agitazione operaia in Torino. Appunti per l'Ulano Signor Direttore Generale della Sicurezza pubblica, firmate e datate da Roma, 26 giugno 1917 (ACS, Otterrà* n. 31).