Rassegna storica del Risorgimento
1917 ; SOCIALISMO
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Alberto Montinone
il comizio dovette tenersi all'aperto, facendo parlare gli oratori dal balcone del palazzo delle associazioni operaie.1) Alle 21 in attesa dell'arrivo degli ospiti il segretario della camera del lavoro Dalberto trattenne ruditorio mandando un saluto alla rivoluzione russa, facendone un parallelo con quella francese ed affermando che anche gli italiani dovevano mandare a spasso il loro re e scuotere il giogo della borghesia, imponendo una pronta fine del conflitto. Al sopraggiuugere dei russi dalla folla che si accalcava nel corso si levarono grandi ovazioni alla rivoluzione russa ed a Lenin; era così chiaro che per gli operai torinesi Lenin e la rivoluzione russa dovevano essere quasi identificati, o meglio che il pruno per essi doveva salvare la seconda.
Presentato dal direttore dell 'A vanti! Serrati, che gli faceva da interprete, parlò per primo il Goldemberg in francese constatando che l'anima proletaria italiana aveva una coscienza internazionale così come l'aveva la grande massa dei lavoratori russi. In Russia, aggiunse, si era fatta la rivoluzione non per ottenere una pace immediata, ma per liberarsi dal dominio dello zar e, abbattuto coll'aiuto degli altri paesi dell'Intesa il militarismo germanico, per conseguire una pace senza annessioni e senza indennità. Le parole di Goldemberg, sovente interrotte da applausi e da evviva a Lenin, furono qnindi tradotte dal Serrati, il quale però le presentò in modo piuttosto diverso dal significato con cui erano state pronunciate: riferì che la Russia era d'accordo con i socialisti ufficiali italiani nel volere l'immediata cessazione della guerra, che il delegato russo si era convinto degli scopi imperialistici della guerra italiana e concluse al grido di viva la rivoluzione italiana invitando gli operai italiani ad imitare i loro compagni russi. Smirnoff parlò in russo con un interprete esprimendo concetti analoghi a quelli di Goldemberg; si susseguirono quindi i maggiori rappresentanti socialisti locali. La Giudice ricordò che la prima vittima delle barricate rivoluzionarie in Russia fu una donna: anche le donne italiane avrebbero in un domani molto prossimo saputo difendere la causa del proletariato ed anche affrontato coraggiosamente la morte sulle barricate per abbattere il governo che aveva voluto la guerra. A quella della Giudice seguì la voce poderosa del Barberis, il quale accusando la borghesia di sfruttare il sangue dei caduti in guerra per arricchirsi esortò gli operai ad abbandonare il lavoro nelle officine per costringere il governo, privo di munizioni, a far cessare la guerra ed invitò i soldati a far causa comune con gli operai pel trionfo della rivoluzione sociale e della pace. Si susseguirono altri oratori in rappresentanza delle diverse organizzazioni: D'Aragona per la confederazione generale del lavoro, Acutis per gli anarchici, Buozzi per i metallurgici. L'uditorio data l'ora tarda si stava innervosendo: il breve discorso di Buozzi fu interrotto qualche volta dai rigidi , applaudito invece il Romita. Chiuse la serie il Pianezza, reduce dal fronte e mutilato di guerra, che portò il saluto dei soldati e dei combattenti, i quali, egli disse,
*) Cronaca dettagliata del comizio in Avanti!, 15 agosto 1917; notizie riferito dalla polizia in Processo, fase. IV, pp. 131, 195, 201, 265, 269, 273, 305; vedi inoltre accenni in M. MONTAGNANA, Ricordi di un operaio torinese, Roma, Ed. Rinascita, 1952, p. 65; A. GRAMSCI, ti movimento operaio comunista torinese, in Lo Stato Operaio, a. I, n. 6 (agoni 1927), p. 644. Nel pomeriggio dello stesso 13 agosto si apriva la sessione del consiglio provinciale di Torino con In partecipazione del presidente del consiglio dei ministri Boselli: il Barberis, consigliere socialista, inviava un saluto ai delegati russi, a cui si associava anche Boselli (Atti del Consiglio Provinciale di Torino, Anno 1917, Torino, 1918, verbale adunanza 13 agosto 1917).