Rassegna storica del Risorgimento
1917 ; SOCIALISMO
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1958
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75
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Il socialismo torinese ed i fatti deWagosto 1917 75
spettacolo delle donne sostanti a gruppi presso le panetterìe chiuse o con il cartello pane esaurito si ripetè ancora una volta aumentando naturalmente la diffidenza delle massaie nei provvedimenti dell'autorità. La ricerca affannosa del genere di prima necessità le spinse all'estrema periferia della città, nei cascinali che l'attorniano; ma questa non poteva che essere la risorsa di una assai ristretta minoranza. Invece folti gruppi di donne e di ragazzi si avviano verso il municipio a richiedere i buoni per l'acquisto del pane nel pomeriggio e nello stesso tempo per far sentire la loro voce di protesta: davanti al palazzo comunale come presso quello della prefettura si verificano così alcune brevi dimostrazioni che esprimono il malcontento popolare, acuito dalla constatazione che mentre è tanto deficitaria la produzione di pane normale si continuano a confezionare paste dolci e pane con uva passa.
La irrequietudine della massa e la forte denuncia dei giornali cittadini provocano finalmente più urgenti provvedimenti da parte delle autorità: nel pomeriggio del 21 e durante la mattinata del 22 le consegne di farina ai forni vengono notevolmente intensificate nel tentativo di far fronte alla richiesta. Con le successive consegne, proseguite a ritmo accelerato anche nel pomeriggio del 22, secondo i calcoli del municipio e del consorzio granario provinciale, il fabbisogno giornaliero della cittadinanza dovrebbe essere temporaneamente coperto. Assicurazioni in questo senso sono diramate mediante un comunicatostampa il 23 mattina, preceduto dalla pubblicazione di un manifesto del sindaco, nel quale annunciando l'arrivo di nuovi contingenti di farina, si invitavano tutti alla calma. Il manifesto stesso conteneva in verità anche una palese accusa di imprevidenza alle autorità governative ed al commissariato dei consumi,]) inizio di quel più ampio dibattito sulle responsabilità che si verificherà dopo la fine delle agitazioni torinesi, ma quella accusa era superflua e non mutava una realtà di fatto richiedente coraggiose iniziative ed equilibrio di comportamento.
L'invito del sindaco alla calma cadeva in un ambiente ormai troppo agitato per ottenere qualche effetto: si era lasciato che la situazione divenisse particolarmente grave, si era permesso che l'eccitazione delle classi operaie si acuisse fortemente, si era offerto il migliore pretesto perchè gli agitatori socialisti dimostrassero confermate le loro previsioni pessimistiche sulle conseguenze economiche della guerra; quand'anche allora le panetterie fossero state ricolme di pane, non si sarebbe più potuto frenare il malcontento popolare. Pare in effetti che verso il mezzodì di mercoledì 22 il pane non mancasse più, ma ormai la decisione di ribellarsi a tale situazione era negli animi delle donne che avevano già dimostrato il giorno prima e degli uomini che ben più violentemente sarebbero scesi per le vie. Lo stesso prefetto era ben conscio che la penuria del pane era giunta ad un punto assai pericoloso per l'ordine pubblico in Torino, tanto è vero che proprio mentre per le strade donne e ragazzi cominciavano i primi atti di vandalismo contro i tram nella mattinata del 22, egli telegrafava al ministero dell'interno richiedendo ancora urgenti invìi di grano. La situazione era a detta del prefetto allar-
1) Diceva fra l'altro il manifesto, pubblica to~unoUo dal giornali rial 23 agnato: L'autorità comunale insiste da mesi presso il Governo, il Ministero della guerra e tutti gli Enti cui spetta provvedere per un sicuro approvvigiona monto del pone nella nostra città . Si aggiungeva però che erano giunti sufficienti quantitativi di farina.