Rassegna storica del Risorgimento

1917 ; SOCIALISMO
anno <1958>   pagina <76>
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Alberto Monticene
mante e veramente pericolosa: Un ritardo può avere conseguenze incalco­labili. S
Anche il consiglio comunale, riunito la sera del 22. dibatteva l'ardua questione degli approvvigionamenti, ma già la piazza era in subbuglio. Nel rione Vanchiglia si era già verificato un grave episodio: l'assalto della folla alla locale caserma delle guardie di città con conseguente sparatoria da parte delle guardie ed il ferimento di tre persone; 2) ma anche altrove erano ini­ziati i conflitti fica dimostranti e forza pubblica.
Da questo momento non è più possibile seguire lo svolgersi degli avve­nimenti sui quotidiani torinesi, e tanto meno su quelli non cittadini, tutti largamente censurati; le fonti che ci restano sono da .una parte le memorie dei protagonisti socialisti e dall'altra i rapporti del prefetto, del questore e del comando dei carabinieri al ministero dell'interno. Come spesso accade le versioni dei fatti sono talora divergenti, ma ad un cauto vaglio delle sin­gole testimonianze è possibile una breve ricostruzione, che speriamo non molto discosta dalla verità.
La mattina di mercoledì 22 si ebbero, oltre le manifestazioni di donne già ricordate, anche le prime astensioni dal lavoro in alcune officine; in altre, come la Diatto automobili di via Frejus e la Proiettili di via Caserta, gli operai dopo il mezzogiorno non vollero riprendere il lavoro, adducendo prima a giustificazione del loro atteggiamento il fatto che non avevano mangiato, ma insistendo poi nella astensione anche in seguito all'arrivo di camions di pane confezionato dall'aro ministrazione militare.3) Nelle- prime ore del pomeriggio squadre di operai compiono il giro dei diversi stabilimenti chie­dendo la sospensione del lavoro ed in numero sempre ingrossantesi si avviano, come di consuetudine in queste occasioni, verso la sede delle organizzazioni di categoria in corso Siccardi. Il movimento appare tosto di proporzioni non comuni; anche duemila operai delle officine ferroviarie hanno abbando­nato il lavoro.
Una frase provocatoria lanciata da un'automobile trovatasi stretta dalla folla dimostrante, il passaggio di un garzone con un carico di biscotti o più semplicemente l'insofferenza di una situazione di crisi danno l'avvio ai primi saccheggi: una pasticceria in via Milano ed un camion di biscotti
i) ACS, Guerra, b. 31, telegramma del prefetto, ore 11,15 del 22 agosto 1917.
2) ACS, Guerra, b. 31, telefonata del prefetto, stenografata, ore 23,40 del 22 agosto.
S) Ecco come un operaio rivoluzionario della DiattoFrejus narra il fatto: Invece dì entrare in. fabbrica cominciammo a tumultuare, davanti al cancello, lanciando alti gridi: Non abbiamo mangiato. Non possiamo lavorare. Vogliamo pane ! Il cav. Diatto viene allora di persona ad assicurare ebe richiederà subito un camion di pane alla sussistenza mili­tare. Gii operai tacquero un istante. Proprio un solo istante. Si guardarono negli occhi, l'uno con l'altro, quasi per consultarsi tacitamente, e poi, tutti assieme, ripresero a gridare: Ce ne infiochiamo del pane ! Vogliamo la pace 1 Abbasso i pescecani ! Abbasso la guerra. E abban­donarono in massa i pressi dell'officina, avviandosi chi verso il centro della città, alla Camera del Lavóro, e chi verso altri stabilimenti che ancora lavoravano, per invitare gli operai ad unirsi allo sciopero (M. MONTAGNANA, Ricordi di un operaio torinese, eh., pp, 66-67). L'epi­sodio era già stato narrato in termini simili in Cronaca dei faui di agosto *, in Lo Statot Ope­raio, a. I, n. 6 (agosto 1927), pp. 657-658; riteniamo comunque che sia stato lo stesso Mon-tagnana a fornire alla, rivista comunista gli elementi che lui stesso in seguito riferì. Dalla Cronaca di Stata Operaio altri poi attinse per integrare le proprie memorie: vedi per es. per questo, come per alcuni altri fatti, G. GBIUWANETTO, Memorie di un barbiere, Roma, Edizioni Rinascita, 1949, pp. 106-109.