Rassegna storica del Risorgimento

1917 ; SOCIALISMO
anno <1958>   pagina <84>
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Alberto Monticonc
da solo o, preso in mano decisamente da qualche caporione, avrebbe imposto una qualche propria richiesta alle autorità locali ed al governo, ma una paci­ficazione, diciamo così, sul campo appariva assai problematica.
Mentre la giornata di venerdì si chiudeva in Torino così col triste bilancio di dieci morti e numerosi feriti, oltre ai danni materiali ed alla eccitazione degli operai, in provincia sia pure senza spargimento di sangue vi erano stati vari scioperi di solidarietà. A Pinerolo un migliaio di dimostranti aveva impedito il lavoro negli stabilimenti; per le vie della città era poi avvenuta qualche carica di cavalleria per disperdere la massa; a Villar Perosa si era invece lavorato. Ad Orbassano uno stabilimento con 900 operai e due opi­fici con altri 660 erano rimasti chiusi senza disordini, mentre a Settimo Tori­nese qualche atto vandalico era stato compiuto contro il municipio e contro lo stabilimento chimico Schiapparelli. *) Comunque la situazione in provin­cia non supera in genere i lìmiti di una delle solite astensioni dal lavoro.
XI 25 agosto, sabato, un piccolo numero di operai in Torino riprende il lavoro: in pochi opifici lavora circa il 40 per cento del personale, ma la mag­gior parte degli stabilimenti rimane chiusa. In particolare la Fiat e gli sta­bilimenti ausiliari non aprono per timore di atti di sabotaggio. 2) H servizio tramviario è sempre sospeso, i negozi in prevalenza chiusi, qualcuno aperto, altri con le saracinesche semiabbassate. Nelle barriere l'agitazione è ancora vivissima ed in esse durante la giornata avvengono nuovi scontri sanguinosi. Sono per lo più piccoli assalti di gruppi di dimostranti a pattuglie di soldati, tentativi di disarmare la truppa, a volte riusciti, a volte seguiti da sparatorie con alcune vittime. Questi scontri fra pattuglie militari e dimostranti sono dovuti al fatto che sin dall'alba la città è battuta da plotoni di alpini, cara­binieri e agenti di P. S. per sedare eventuali nuovi tumulti e prevenire nuovi vandalismi. H carattere poi degli scontri è in genere il seguente: la folla si avvicina o circonda la truppa e tenta di disarmarla, di qui la reazione dei soldati, che oggi come durante tutta la durata dei moti sparano sulla folla quando sono sul punto di essere sopraffatti. Alla barriera S. Paolo mi gruppo di rivoltosi riesce a disarmare due soldati di scorta ad un carro viveri, ma que­sti sono in seguito liberati da un sergente che fa uso della sua rivoltella. 3) Sempre nel Borgo S. Paolo si verifica verso le 10 del mattino un episodio più grave: una folla piuttosto numerosa in via Villafranca si avvicina ad una pattuglia di alpini comandata da un sottotenente con l'evidente intenzione di far cedere o strappare loro le armi; l'ufficiale ordina il fuoco uccidendo un dimostrante e ferendone una decina. B fatto è riferito in modo diverso dalle fonti: la cronaca redatta in Stato Operaio nel 1927 sostiene che la folla volesse fraternizzare con la truppa e che invece questa sparò: Pare assodato che si trattava di poliziotti travestiti da soldati soggiunge la cronaca e dà il numero di tre morti;4) ma nel Grido del popolo censurato del 1 settembre 1917, a pochi giorni dai fatti si diceva solo sembra che vi
') ACS, Guerra, b. 31, telefonate del prefetto delle ore 16,17 e 19,45 del 24 agosto.
2) Notizie trasmesse alle ore 11 del 25 agosto dal prefetto per telefono, ACS, Guerra,
b. 31.
3) ACS, Guerra, h. 31, telegramma del comando carabinieri al comando generale del­l'arma, ore 1 del 26 agosto.
*) Cronaca, cit., p. 664.