Rassegna storica del Risorgimento

FERDINANDO I RE DELLE DUE SICILIE
anno <1958>   pagina <98>
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98 Albertina Lippi
Tra le molte carte disordinatamente giunte fino a me, fu poi trovato un foglietto con la data per intero: 2 Novembre 1814 copiato al solito dal duca Milano. Di conseguenza il primo incasellamento sicuro nel tempo: Regno delle Due Sicilie, diviso tra Murat sul continente e Ferdinando IV di Borbone in Sicilia. Seconda considerazione: qualcuno dal continente, da Polistena, cioè dalla Calabria, scriveva in Sicilia. Tra di qua e di là del Faro il contrabbando e la corrispondenza erano attivi; poteva quindi effettiva­mente trattarsi di merci da far giungere in Messina. Sembra difatti che qual­che personaggio abbia fatto del contrabbando; è però da escludere lo facesse il principe della Scaletta. Bisogna ricordare il blocco continentale e gli Inglesi stabiliti di base in Messina. Poi un altro passo avanti, ecco un'altra data: 3 8bre 1814 , anteriore alla prima trovata. Luogo di provenienza sempre Polistena, ma questa volta il foglietto è copiato dalla mano dello stesso go­vernatore della Piazza di Messina. Allora vien fatta un'ipotesi: il governatore copiò un foglietto mandatogli dal Milano, che forse faceva testo, a persona più importante di lui, e tenne la sua copia per sé ? Di seguito vengono alla niente tanti interrogativi.
Dove stava il duca Milano di S. Paolo ? Chi era Raffaele Carrano che scriveva da Polistena? E chi il Mercante Placido Elia? 0 meglio, chi si celava sotto quest'ultimo nome, vero e già da molti anni noto in archivio? Un Placido dia viveva a quel tempo e scriveva al principe della Scaletta e a persone della famiglia come qualcuno che avesse familiarità, consuetudine di vita con essi. Quindi c'è da supporre sia stato usato questo nome non fittizio, ma reale, per un uso misterioso; comunque balzava agli occhi qual­cosa di ben congegnato; normale doveva apparire anche ad occhi indagatori che sul tavolo del governatore di Messina, proprietario di terra in. Sicilia e in Calabria, ci fossero appunti sulle sete, sugli oli e sui fichi secchi; cosi il nome di Placido Elia, persona cognita. Da sue lettere appare che alcuni della sua famiglia commerciassero libri, come egli ambisse ad un posto di bibliotecario in Catania; forse era un. frate, comunque un sacerdote, poiché a volte scriveva di aver celebrato Messa; però non era mercante.
Chi ha consuetudine di cercare tra vecchie carte sa con quanto rispetto debbano essere lette e studiate; come prendano la mente e fissino l'interesse e come appassioni una ricerca anche se al principio fa brancolar nel buio e dalla quale non si riesca che a trarre ipotesi; ma sa anche la soddisfazione che reca alla fine quella carta che dà la soluzione del problema.
Venne il giorno che quella carta fu trovata, e con essa la soluzione. L'attenzione attirata dal primo foglietto era fondata, l'intuizione non era errata. Il documento base era la chiave di un cifrario; i fogli, quelli anonimi e quelli copiati dal Milano, erano la corrispondenza intelligentemente esco­gitata per trattare in cura l'assoldamento di uomini per un'azione borbonica sul continente a danno di Murat.
Un foglio grande azzurrino, scritto su due colonne, a sinistra le frasi in chiave, a destra l'interpretazione. A sinistra si specifica cosa si dovrà scri­vere sia da Palermo, sia dalla Calabria e vi si menziona solo seta, senza accenno all'olio. Nell'avvertimento in fondo alla seconda pagina sono talune osservazioni aggiunte in Messina e li si nominano fichi secchi. Forse manca un altro cifrario, o la memoria alla quale allude l'avvertimento stesso, li dove viene indicato il luogo dove sarebbe dovuto avvenire lo sbarco delle