Rassegna storica del Risorgimento
FERDINANDO I RE DELLE DUE SICILIE
anno
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1958
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pagina
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99
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Un cifrario di Ferdinando IV di Borbone 99
troppe siciliane tra Gioia, Gioiosa e Roccella, sullo Jonio, e la proposta di un movimento di flottiglia dinnanzi a Reggio per richiamare l'attenzione della difesa nemica. Dalla chiave risulta lampante che la corrispondenza non si arrestava a Messina, ma giungeva e partiva da Palermo, sede della Corte, dei Ministeri, la capitale. Messina forse serviva solo per l'inoltro delle notizie da una parte all'altra del Faro. In fondo alla terza parte una firma: Raff.e Carrano ord. V. Cno Straord. . Non vi è data.
Gli ultimi mesi che trascorse in Sicilia, la Corte visse in ansia e in smarrimento per le notizie che giungevano incerte o allarmanti sulle azioni di Murat o sugli umori del congresso di Vienna. Si temeva che Murat potesse fare qualche fanfaronata , come al principe della Scaletta scriveva Ferdinando Girardi della Segreteria reale, fanfaronata spinta dall'audacia e dalla disperazione; non ci si poteva nascondere la debolezza della Sicilia e si rifletteva se non fosse meglio evitare atti ostili che avrebbero potuto indurre Murat ad una reazione. La lettera è scritta il 9 settembre 1814. Ci si può chiedere se gli atti ostili non si riferissero all'azione del cifrario. Forse non tutti erano di quell'avviso. Le notìzie che giungevano da Vienna dai rappresentanti siciliani al congresso erano irregolari e non certo tranquillanti. A volte pareva assicurato il regno di Napoli ai Borboni delle Due Sicilie; a volte pareva sarebbe stato lasciato al Marat; si temevano gli alleati, si temevano gli Inglesi e in particolare il famoso Lord Bentinck che scorazzava per il Mediterraneo apparentemente senza scopo. Quindi l'azione studiata dal cifrario per lo sbarco dei Siciliani in Calabria e la relativa sollevazione di elementi locali, era spinta da quell'ansia e da quel timore di non poter riavere il Regno di Napoli se non con la forza. Dalle varie lettere si può dedurre che l'azione era stata ideata e studiata nello scorcio dell'estate 1814. Il Girardi, in altra lettera datata 27 settembre, scriveva al governatore di Messina: L'accordo uniforme de' Sovrani Alleati per la restituzione del Regno di Napoli non dovrebbe dar luogo ad operazioni di forza contro Murat, se questi avesse giudizio; ma siccome non dubito che farà egli delle fanfaronate, così sarà necessaria la forza; ed in conseguenza è anche necessario il far conoscere che si vuol impiegare. Pare che gli Inglesi voglian rompere le comunicazioni con Marat, una fregata è andata a Napoli a prendere il console Inglese Fagan. Ciò farà colà un cattivissimo effetto. Il Sigr. Duca di S.to Paolo pri-ma'di ricevere la di lei, mi aveva incaricato della sua corrispondenza, siccome Ella avrà avuto occasione di osservare, subito che potrò andrò a trovarlo e gli offrirò la mia buona volontà sempre pronta per tutto ciò che può interessarla.
Trovata la chiave, restava ora di identificare il mittente dei fogli anonimi scritti con calligrafia nota. Solo il Re poteva esserlo. Sul momento non c'era la prova, che venne però per ultima e venne completa. Alcune lettere del Re al governatore di Messina, principe della Scaletta, la prima datata il 16 agosto 1814, l'ultima il 25 aprile 1815, nelle quali si parla chiaramente di Raffaele Carrano, delle sete, delle province del continente, cioè del regno di Napoli, ci sono le risposte da'darsi ed in una è accluso uno dei foglietti anonimi. L'ultimo anello della catena era trovato.
Il Re, nella lettera in data 16 agosto vuole che il Carrano si rechi a Palermo per parlargli e vada ad abitare in casa del marchese di Cireello per non destare attenzione, ed infatti il Carrano arrivò in quella città il 26, ed il