Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECHE ; FALZACAPPA RUGGIERO (FONDO) ; CATALOGHI
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1958
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126 Libri e periodici
sincera, perchè unicamente determinata da una suprema necessità di salvezza, sicché non ebbe termine se non quando (e fu solo verso la fine del Termidoro) comincia ad attenuarsi la minaccia cui la Francia si credeva esposta.
Ciò premesso, riesce facile rendersi conto del repentino crollo, durante i tragiri avvenimenti, non solo delle istituzioni politiche, ma, particolarmente, di tutto il costume, intesa la parola, come vuole 1*A., nella sua più larga accessione spirituale. Nacquero così nuove inclinazioni intellettuali, sentimentali, morali, di cut molte ancor sopravvivono oggidì, le quali, quasi in forza di un irresistìbile conta* gio, penetrarono per tutto il Paese conquistando larghissime cerchie di persone appartenenti ai più diversi strati sociali ed ebbero potente riflesso, oltre che sul modo di vestire, di comportarsi, di discorrere, persino di gesticolare e sui rapporti stessi familiari, anche nel campo del teatro, dell'arte, della letteratura. Questa invero non produsse in quel movimentato periodo che poco o nulla di duraturo; ma ebbe quel senso notevole d'inquietudine, d'insofferenza del passato e di ansia del nuovo, e quell'esaltazione della libertà della fantasia e della spontaneità della natura che sono i segni indubbi del preludio del vicino romanticismo.
Di codeste rapide evoluzioni della sensibilità, della mentalità e del gusto in tutti i settori l'A. ci offro innumeri prove, spesso assai curiose, desunte dalle testi monianze dei contemporanei. Ma singoiar fascino evocativo hanno particolarmente le sue descrizioni, in una prosa calda fluente lucidissima, che assume, a tratti, quasi il tono di un'epopea, delle manifestazioni in apparenza piò. contrastanti : quali, ad esempio, gli eccessi atroci commisti a delicatezze quasi morbose degli animi e le insurrezioni tumultuose, e spesso sanguinose, seguite da entusiasmi collettivi o, nelle solenni celebrazioni, da rapimenti quasi estatici. Perciò il suo attraente volume, ricco di magnifiche incisioni dell'epoca, incontrerà (ne siamo certi) meritata fortuna tra i lettori di non vasta cultura; ma anche presso i dotti potrà essere oggetto di diletto e stimolo a proficue meditazioni. MARINO CIRAVECNA
CARLO GHISALBERT", Le costituzioni giacobine* f1796-1799). (Ius nostrum. Studi e testi pubblicati dall'Istituto di storia del diritto italiano dell'Università di Roma); Milano, Giuffrè, 1957, in 8, pp. 272. L. 1.500.
In un momento nel quale la discussione intorno al triennio repubblicano lungi dal perdere interesse si alimenta di nuove voci e di più vivaci energie, Carlo Ghi-salberti ripropone all'attenzione degli studiosi gli aspetti costituzionali dell'esperimento giacobino. Anche su questo punto particolare la storiografia tradizionale, che tacciava gli istituti costituzionali del triennio di pedissequa e sterile imitazione dei modelli francesi e disdegnava, perciò, di prenderli in considerazione (essendo per essa lo Statuto al berti no il vero punto di partenza della storia costituzionale dell'Italia moderna) appare superata. Sulle tracce del Guyot, il quale indicava nelle costituzioni italiane e in quelle baiava e elvetica alcune peculiarità di grande interesse in quanto orientative degli indirizzi di quella riforma costituzionale, alla quale alcune correnti politiche francesi miravano, durante la crisi del Direttorio, si è messo in maggiore rilievo quanto nelle nostre costituzioni rappresentava un tentativo fecondo dì innovazione nei confronti della costituzione dell'anno ni, dalla quale esse prendevano le mosse. Così per la costituzione cispadana le ricerche del De Vcrgotiini, per lo romana quelle di chi scrive e, per quanto riguarda i rapporti tra lo Stato e la Chiesa, quelle del De Stefano. Il merito* del G. è quello di avere esteso l'indagine all'insieme delle costituzioni giacobine, coti un saggio notevole per la larghezza dell'impostazione e l'importanza delle conclusioni.
Anzitutto 11 G. sottopone l'interpretazione del Guyot a una severa critica, affermando che egli non ha tenuto nessun conto della dottrina gìuspubblicisUca italiana, anteriore alla rivoluzione, ed ha escluso dalla sua indagine il progetto