Rassegna storica del Risorgimento

EMIGRAZIONE POLITICA ; PINELLI PIER DIONIGI ; GIOBERTI VINCENZO
anno <1918>   pagina <577>
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Una leMwmu inadita di V, Gioberti a P. Dionigi PìmìU 677
colino, e sorta qualche occasione Inaspettata, cerca e trovasi ima via per appagare le voglie. Invero lo scoppio e il trionfò di una rivolu­zione presuppone jin concorso mirabile di circostanze appropriate, le quali non si possono rinnovare a piacimento di pochi, né eziandio di molti. La Provvidenza prepara questo concorso, quando vuole che i fati delle nazioni si rivolgano.
Allora i popoli, dirò cosi; giganteggiano, i principi rimbambi­scono, dato anche fl caso che prima non fossero pigmei, come quelli dei di nostri, -ma l'orti d'ingegno e grandi, Confi Napoleone. Se prima che scocchi l'ora segnata in cielo i popoli si muovono, il moto è vano; e la civiltà, invece di andare innanzi, dietreggia. Ma queste fallite rivoluzioni non cangiano mai o quasi mai il corso naturale e gitale degli eventi, ma solamente lo ritardano. Tal è il documento che ci dà la storia, nellal quMcjfeovasi di rado un'impresa vittoriosa, che non sia stata preceduta da sforzi inutiii, ne un'impresa fallita, a cui più o meno presto non sia seguita la vittoria.
Per quanto dal passato e dal presente mi è lecito conghielturare ài futuro, io tengo che la condizione dell'Europa d'oggi è violenta, e che niente le potrà metter fine, se non una guerra universale. La quai certo non uscirà dai principi (se non perdono del tutto il cer­vello) né da ciò che chiamasi interesse materiale delle nazioni, ma dagl'interessi morali, e avrà luogo non da principe a principe, né da popolo a popolo, ma sarà una crociata de* popoli contro i principi. Dacché avrà cominci amento non so, né chi farà l'aggressione; ma certo non saranno; <i principi i primi a muovere il ferro, bensì i po­poli : e la prima rivoluzione di un popolo uno e grande ne darà il segno. Di tali non trovo altri, che la Francia, ringlittterra, la Prussia, e la Spagna. Negli altri manca l'unità civile, o una coltura sufficiente. Non conosco abbastanza le quattro nazioni accennate, per dedurne a quale di esse toccherà probabilmente il dai* le mosse. Eccettuerei la Spagna, perchè stanca, di una rivoluzione tuttavia recente, non sarà forse, per lungo tempo, in grado di farne una nuova, salvo che l'inet­titudine del suo governo supplisca ai diletto di buon volere e di forze. Taccio dell'Inghilterra, perchè ti confesso che essa è per me la più misteriosa e inesplicabile delle nazioni di oggidi. U bill, e quelle con­greghe immense moti sono un'inezia ; ma la naturale lentezza di quei fieri isolani,, e il molto da distruggere impediranno forse chi gl'Inglesi procedano nella vanguardia. Rimane la Prussia, di cui non dispero, perchè, quando un principe fu astretto di promettere itera-tamente ad un popolo la libertà, questo popolo non può infine man­care di pigliarsela ; ma corto non è piccolo difetto fi non avere eoi-l'unità politica l'unita nazionale.