Rassegna storica del Risorgimento

EMIGRAZIONE POLITICA ; PINELLI PIER DIONIGI ; GIOBERTI VINCENZO
anno <1918>   pagina <579>
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Una Iettarono, inedita di Gioberti P. Dìtòtfyi FmfM. 570
spegnere questo statuto, o polendolo osi farlo, al cospetto della Van-dea, dei Cartisti, di Enrico, e di quella parte dei sacri alleati, che sarà sempre implacabile verso UH trono fondalo dal popolo.
Non si può negare che Filippo non siasi governato (inora accor­tamente, malgrado di alcuni errori ; ma non cne scioglierne la diffi­coltà principale, egli non ha fatto altro che differirne lo scioglimento Essa continua tuttavia, non meno grande che da principio. Né giova citar l'esempio degli altri Borboni : perchè ora la Francia è ben di­versa da quanto era sotto il Villèle, e Io statuto del 30 si disforma assai da quello del 14, né Luigi Filippo è Carlo decimo ; oltreché dopo la rivoluzione di Luglio, se anco Carlo tornasse, e lo statuto pristino si riassumesse, non perciò io credo che i prìncipi disarmerebbero : perchè si ricordano ancora al vivo dei terrori che provarono, quando quella rivoluzione gli colse attoniti e disarmati.
Riepilogando le cose dette finora, quanto all'Austria, io credo che il tempo dei suo smembramento, e di rendere all'Italia le parti usur­pate avrà luogo, occorrendo la guerra, e non prima ; per opera di popoli e d'armi, non di principi e di diplomi. Alle conquiste princi­pesche non posso dar fede per le stesse ragioni che mi rendono inetto a credere o Bperare in alcuna regia riforma, che abbia del sostan­ziale e qualche vita. I principi di oggi, specialmente gl'italiani, sono tralignati, dappochi o maligni, incapaci di concepire non che di effek tuare alcuna cosa grande. Perchè tutto eh'è grande porta seco infi­nite malagevolezze, che non possono superarsi, se non in lunghezza ili tempo, per bontà d'animo indefesso nel ben fare, vigor d'ingegno non ordinario, molta audacia e molto senno. I tempi placidi man­cheranno, come ho toccato di sopra Bontà d'animo non è nei prin­cipi, e se quelli d'oggi la cedono in qualche parte di scelleratezza agli antichi,, è virtù non di loro, ma de' tempi, che non consentono più cosi di leggeri certe sfacciate nefandezze. Se non che, non so ben anche se alcuni di essi non pareggino anco in questa parte la gloria degli antichi Io notava, leggendo Tacito alcuni giorni sono, che le orribilità commesse da Nerone in occasione della congiura pisoniana, sono, ragguagliata ogni cosa, minori di quelle che l'anno scorso insan­guinarono gli stati del re di Sardegna*
E se pur vuoisi qualche principe lodare per buono, non si può fare con verità, se non parlandone rispetto ad un altro. Certo Filippo è quasi un dio, a paragone di molti dei suoi colleghi, ed io, perchè Io dico talvolta, mi vo buscando il titolo di fìMppista. Ma. Filippo è contaminato da un'insaziabile ingordigia dell'orò, e pensa solo alla Francia e ai patti, quanto è necessario per conservare la sua potenza. Non v'ha un solo qiii che ne dubiti; M quelli ancora che sono più