Rassegna storica del Risorgimento

EMIGRAZIONE POLITICA ; PINELLI PIER DIONIGI ; GIOBERTI VINCENZO
anno <1918>   pagina <580>
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A. Colombo
savi, più moderali nelle opinioni, più benigni nel giudicare degli uomini più sperimentati del mondo, più conoscitori di Filippo e della Francia. Ma che proporzione v'ha tra di esso, per bontà e per inge­gno, e i principi d'Italia! Nessuna.
Quelli che non sono ancora macchiali dì gran delitti, non hanno né vigore; tì perìzia. Toscana è un infermiccio esangue ed imbelle. Vedi che se ne possa sperar coi tempo, quando confina uomini moderatissimi (come Niccolò Tommaseo cli'è qui in Parigi) e ad un cenno di Modena interdice l'Antologia.1 Napoli è un ragazzo dissoluto, ohe forse non ha cattivo animo, ma è più fatto da natura per essere lazzerone che principe; e lo confessano quo* medesimi napoletani, che fondano in esso le più care speranze. Credi tu ch'egli possa aver l'animo, e il petto di un conquistatore ? Ovvero di un riformatore pacifico Che quando immagini qualche innovazione, non se ne at­terrisca, considerando l'istinto rivoltoso dei popoli, i bollori che covano, l'età che corre, e le conseguenze rischiose di ogni novità?
Né l'esempio di Spagna giova: perchè là v'ha una fanciulla te­nera, ohe ha d'uopo del patrocinio nazionale, e un D. Carlo con un partito minaccioso. La condizione di Spagna è singolare, e non può paragonarsi se non a quella di Francia. Ma ancorché Napoli non si spaventasse delle riforme,, e fosse valevole a disegnarle, e a volerle effettuare, credi tu che in effetto le eseguirebbe ? Che non troverebbe chi ne lo ritraesse? Che la voce di pochi buoni, parlanti alla ra gione ed al cuore avrebbe più autorità ed efficacia che quella dei molti tristi ed adulanti, che lusingano l'orgoglio, e le passioni? Credi tu che un principe d'intelletto mediocre, e di scorretta vita ante­ponga il sentiero aspro della virtù e della gloria alla via piana, fa­cile, fiorita dì un' indolente voluttà ? Sai tu quanta bontà e quanto ingegno si richiegga in un principe, acciocché di buon grado con­senta a diminuire tampoco la propria potenza? E quanti siano t maneggi e gli sforzi dei cortigiani per impedirglielo? Ma quando pur volesse, non è egli chiaro che l'Austria lo impedirebbe? Prima colle pratiche, coi sospetti, colle lusinghe, colle minacce, e coi terrori poscia, occorrendo colle armi, o forse meglio, suscitando fuor di tempo nelle di lui province qualche sprazzo di rivoluzione che facesse ben tosto tornare addietro l'Improvido monarca. E non dubito che l'Austria non trovasse pronta a' suoi cenni una buona mano di libe-faloni italiani, che sarebbero colti ai lacci, sognando una repubblica partenopea. Come pur non dubito che Francia lascerebbe fare, come
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