Rassegna storica del Risorgimento

1849 ; MAMELI GIORGIO
anno <1918>   pagina <588>
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G. Gonni
Tale dislocazione delle forze navali si doveva alle condizioni meteorologiche della stagione. I cattivi tempi, ohe sì scatenano nel­l'alto Adriatico nell'inverno, avrebbero reso pericoloso il sorgere della intera flotta allo sbocco della laguna. Cerio, la sua presenza colà, se fosse stata possibile, avrebbe impedito alle navi austriache di bloc­care Venezia.
Per quanto l'armistizio Salasco non fosse stato ancora denun­ciato da nessuna delle due parti avversarie, tuttavia le navi nemiche recavansi di tratto in tratto innanzi a Verfezia per limitare l'approv­vigionamento della città dai lato del mare. La solita lealtà dell'Au­stria ! Vincolata ad un patto, - e l'armistizio Salasco era un patto di sospensiva d'ostilità - lo violava con tranquilla indifferenza ogni qual­volta le si presentasse il caso;' Era una situazione inevitabile: In guerra anche gli elementi meteorologici esercitano una loro insoppri­mibile azione.
Durante questa stasi militare la flotta sarda, in tal modo ripar­tita, attendeva ordini da Torino. Intanto Francia ed Inghilterra, dal giorno stesso dell'armistizio Salasco, convenivano d'interporsi ira Sardegna ed Austria, per evitare il ricominciamento della guerra che, data l'eccitazione dell'opinione pubblica italiana, si poteva fatalmente prevedere. AI tempo stesso ira il Regno di Sardegna e la risorta Repubblica Veneta correvano relazioni amichevoli. Si presentò cosi, sui primi di gennaio, la necessità per Albini d'andare a Venezia per ordine dei Governo torinese, a conferire con Manin, capo del Governo veneziano. Dovette perciò lasciare le forze navali ad Ancona al comando interinale del suo più elevato ufficiale, cioè al contrammiraglio Giorgio Mameli. Era questi molto stimato dai più giovani ufficiali, adorato dagli equipaggi dell'intera flotta. 11 suo prestigio derivava dall'ardente, fianca foga militare da cui era animato, maggiormente spiccante al confronto dell'indecisa freddezza di temperamento che caratterizzava l'ammiraglio Albini.
Bisognerebbe leggere le lettere che un giovane sottotenente di vascello, imbarcato sulla fregata Des Geneys, Vittorio Ferrerò della Marmora, scriveva alla madre per farsi un'idea del conto in cui i due ammiragli erano tenuti dalla fresca ufficialità della Marina sarda. Egli non esitava a definire Albini inetto ed anche traditore, pel modo come s'era comportato nella campagna del '48 di fronte al nemico, mentre il Mameli era considerato l'unico uomo che potesse con­durre alla vittoria. Gli equipaggi poi lo acclamavano ogni qualvolta, riuniti,; io, vedevano apparire.
Ma la stima in cui era tenuto Giorgio Mameli, il poco favorevole concetto in cui era tenuto l'Albini dal personale della flotta, non