Rassegna storica del Risorgimento

CASTROMEDIANO (DI) SIGISMONDO ; SALENTO
anno <1958>   pagina <559>
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Il RÌ4orim*nto intentine nùpoleiuno (99
Ita turni un momento la dietro, e proprio od paolo in cai fai incarceraUu e I dO por iwraro dell'Istruttore che mio mona al mio proemio od al profumi di altri U cofgl, e tcoigatÉ. poscia FO quanta insufficeaza di prova ò spinsero in pri fitìn*. Lo fitcBcKUie ottenute imponevano, he uno Imprigionato comunque fio io pària di veutiquattr*oio doveste congegnami al poterò giudiziario, o questo ritenerlo, e te prove dell'Istruttore fossero talmente evidenti dà poter giustificare il fatto eom-piato; me invece all'interrogatorio dell'Istruttore non fai rhiamato te non otto giorni dopo, per accorgermi che l'istnittoria d'altro non componevatt se non della rubrica piegata a primo pagina, e dentro del mio solo mandato d'arresto. Dunque io era arrestato oxbitrariamcate e venie provo venne* Ci6 non rechi meraviglia, perché e tatti avvenne ori, e fu il sistema d'allora
L'Istruttore adunque da coi fui chiamato por interrogarmi era un Pasqua]* Jorio PerrcUa. Lo trovai eoe mi attendevo in una cantora qoaiù contigua alla mia conia di 5. Francesco e eedato avanti allo scrittoio. Era giovane d'età e colle nuove liberta accettato in magistratura e mandato Giudice di Circondario in Lecce, ma viste le li berta che cadevano e frantumi, e volendori salvare ai diede anima e corpo alla reazione. Giolito alla eoa presenza, parvenu voi cene assumere ano. certa aria di severità, che non armonizzava ponto col eoo modo di vestire e meno col reato della tua figura. Erano otto o uovo le rubriche (e quali rubriche..... 1 le pid funeste del codice penale), le quali mi colpivano. Eh si otto o nove perche secondo il.sistemo introdotto, mi pare d'averlo accennato, uoa infine ne dovesse radicare o in falli a mio riguardo radico quella d'aver fatto parte nella qualità di Segretario al Circolo provinciale Salondno. E qui BOA giova occuparmi delle domande che in tal rincontro mi diresse Inquisitore, né le risposte che gli diedi, trovandosi scritte ancora nelle processore. Mi limitai su quanto il vero e 0 decoro mi dettavano, e che sarebbe bastato ad assolvere ogni accusato di comune rotta; ma nou di colpe politiche. Non mego la mia firma apposta in una carta inconcludente, ma che pure fa causa della mia condanna; non la negai, tuttocché l'avvocato che difendevami, m'avesse consigliato di negarla, perché sconoscere la propria firma m'e parato sempre un'immoralità e un atto da vile. Sostenni di non riconoscere quelle di Bonaventura Mazzarella, di Oronzo de Donno, di Luigi Pino e di Annibale d'Ambrosio a me pari accusati e dello stesso volato fallo, e son lieto d'es­sermi, cosi comportato perche salvai { due ultimi, e forse avrei salvato pure i due primi, se poscia non li avessero condannali in contumacia. Il PerreUa della mia dichiarazione 'indispettì, ma tenni duro, ed usci dal carcere colle pive nel sacco.
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Con altitudine stupenda nell'apprendere le lingue straniere, gin mostrai quanto lo tenacità e la sua industria ucU'amniacalratsi da solo nel tedesco [,..) Coi suoi libri ognora in mano, pareva dimenticasse ogni durezza del carcere. Dì natura schietta ma tendente al solingo. e poco espansivo, ha franche le parole, rotto le passioni e largo il cuore. Non m'e lecito notare tutti i benefizi resi ai tuoi compagni di sventura bisognosi, ma molti lo sanno. Le sue opinioni non variano di leggieri, ma pure se le varia 6 quando convinto da luogo o profondo meditare. Nervoso e gracile di corpo si irrita facilmente ma con la stesso doeilesza ti calma e se ha dei torti li eonfeasa e ai adopra a ripararli. A- chi non é familiare collo Schio voni e collo sue virtù, pnu parere burbero e brusco, ma tosto s'accorge d'aver che fare con uno dei più eccellenti degli uomini, e si gode d'averlo conosciuto, e si va ofgoglioso della tua amicizia. Costante nel soffrire peUa causa della patria, non lamenti mai se stesso sia avvinto dai ceppi, sia nell'esilio, e sia nei trionfi d'Italia, o pur sedendo nell'aula dei deputati della nazione. Della fierezza di suo carattere, in vece mia, lo dico, il tao interrogatorio, che dettava all'istruttore Perrelle, il quale interrogatorio é pregio dell'opera qui riportare. Eccolo.
Il li settembre 1848 io fui arrestato in mia patria e nel dimani condotto in Lecce, e serrato nella fetido bolgia chiamala prigione centrai*. Ivi per lungo tempo non fui interrogato sui miei fatti: con do non si sono violato le leggi, la cui obbedienza