Rassegna storica del Risorgimento
CASTROMEDIANO (DI) SIGISMONDO ; SALENTO
anno
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1958
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pagina
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566
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AÌU Vatlen*
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umdi mplb aite lettere woniiguatc, eh* da Fredda scriveva aj miei eoogiaati ed miei. Dopa molti anni d rivedemmo eoa Salvatore gliene parlai. Egli a* cairn abbracciandomi. Che beU'aiùiu* li* uat
CU otdtnl di partenza palla galera non venivano. Fra Unto 1* cauta Pooffo dd qunrantadee trattava*! in Napoli, e numerosa pia d'ogni altra ia Europa, aof aa seguimmo attentamente ogd tosa, ajntatl da lettere dia fedelmente e quotidianautaut* e aa istruivano. Ma quando w> ne pronunziò rosilo talmente Impietrammo ebe non Lct avvenne o*U'udir pronuniiara la nostra stessa sentenza, Non. entra nel mio rit'fpff di aaxrar di quel giudìzio, parò piacenti di ranuucularae da* eoli aui.
Una di quelle lattare d pervenne un di, breve, vergato, in fratta e eoa ornato oppresso a conci tato. annunziava, eba mentre i quarantadue trovavaaai seduti sul loro sgabello nello sala dal giudìzio, la carabiaa d'un gendarme improvvisamente esplose. Un indicibile scompiglio successe, e parta dell'uditorio faggi a parta ai trae colla faccia per terra. I giudici atterriti lanciarono le loro poltrona altrove attivando*!, altri addati venuti da fuori coi focili apianati e a paaeo di carica n'impadronivano dd luogbL E qui finiva la lettera. Degli accasati nulla. Ob le tristi congetture eba d passarono pd capo, non ponzammo, non dormimmo, ansiosi attendendo pd nuovo giorno nuovi risehtarimentì, E vennero dopo ventiqaattr'ore d'ambasce; stentate a lente correvano quelle ore; ma pur giunsero analmente. La nuova Lettera d assicurò, ebe gli accusati ia quell'infrangente nulla avevano sofferto, 1 salì ebe tranquilli e dignitosi rimasero sullo sgabello. Fa detto che la indiata era stata compra a provocare ano eccidio. Avendone interrogato Poerio ed altri cai vero, iadinavaao a ritenerla coma oocita per caso.
Quel giudizio fini con tre condanne di morte, oltre di quelle ai farri. I condannati a morte furono Faudtano, Agresti e Settembrini, che messi in cappella assai sofrirono prima di ricevere la grazia, che a stento fu concessa. Furono quelle durissime ore per quei disgraziati; ma non ai perderoa d'animo, e nel momento supremo ri mostrarono degni e della causa eoe sostenevano e di loro medesimi. Valga la lettera dd Settem* brini, ed è il fecondo coso che accennai di rammentare, scritta di proprio pugno tn quell'ora stessa in cui lo giudicavano, e pochi momenti avanti in cui la sua sentenza fosse pronunziata e diretta dia eoa Ctgia; lettera di coi d fu spedita copia, che fu letta da tutti, e che fece il giro dd mondo allora, dw fu ristampata le cento volte d'allora, che rimarra modello di stile e di coevo la qaale qui voglio trascrivere anch'io, e ne vado orgolioso. Sarà una parola per queste pagine. La trascrivo, perche anche a ehi la rilegge farà gran bene, e sarà di giovamento alla gioventù italiana, potendovi in essa rinvenire il tipo dd carattere italiano, or che ri dice, che a far l'Italia fu pensato, ma che a formare il carattere italiano non s'è ancora pensato. Eccola:
Dolio vicaria ora 8 dd mattino. Io, veglio, o diletta a sventurata compagna della vita mia, io voglio scriverti in questo momento, ebe i giodid stanno da sedie! ore deridendo della mia sorte. Se io sarò condannato a morte non potrò piò rivederti, ne rivedere le viscere mie i mio! cari figli.
a Ora che sono sommamente disposto a tutto, ora posso intrattenermi un poco con te o Gigia. Io seno ricaro e preparato a tutto, e quel che più fa meravìglia a me stesso, mi sento la forza di dominare a questo cuore ardente, che di tonto in tanto vorrebbe scoppiare nel petto. Ob goal a me se questo cuore mi vincesse!
Sa io sarò condannato a morte, io posso prometterti sul nostro amore, e sull'amore dai nostri figli, che il nostro Luigi non {smentisce se stento: morirò colla certezza, che il mio sangue sarò fruttuoso di bene al mio paese: morrò col fermo coraggio di martire: morrò e le mie ultime perde saranno alla mia patria, otta mia Gigiu, d mio Raffaele, aOa mia Giulia. A te ed d carissimi figliuoli non sarò vergogna che io ria morto sulle forche, voi no. giorno ne sarete onorati, Tn sarai triturata dal dolore, lo sot ma comanda d tao cuore, o mia Gigia, e serba la vita pd cari figli nostri, ai quali dirai, che l'anima mia sarà sempre con voi tatti e tu; che io vi veggio; che io vi sento; che io seguito ad amarvi, come vi amavo, e vi amo in questa ora terribile.