Rassegna storica del Risorgimento
CASTROMEDIANO (DI) SIGISMONDO ; SALENTO
anno
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1958
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pagina
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569
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il Rifornimento aUntino-na[M>Uumo 5(>9
lare I fatti, che paesano Indurre rirendliariuna con l'umanità. È un accattoni adunque al cospetto dal quale ora et troviamo! d'un povero che otteneva la vita frutta a frusto, a pica di restare salendo a discendendo la altrui scale, e accantonalo ad uu angela di via chiedendo par Dio; e quando trattati di poveri che tendono U mano piatì da. necessitai. soglio awintre In <MÌ t raccomandati del Crime e ho in venerasjone là loro onorata miseria e le occolte e inosservate vinti di cui vasi decerati. 'Quegli del quale vi patio un vecchio di molta età, netto nelle spoglie, e lacero e di maniere Statili, ee popolane, citi che svelano la lei condizioni aaaa.t più liete delle preeeuti; foaVeohe casato vile pia che non vi velava. I noi capelli erano bianchi, lunghi e poco disordinati. So Taraste veduto, suoi occhi neri v'avrebbero attratto a confidenza a ? e foste stati premiti ad un MIO tornio l'avreste definito la aoa bocca per un vasello di autore. Sua guida era U bastone cui si poggiava con grazia, a ad armacollo pende vagli una bisaccia che la dircele una ciarpa. Colui ad ogni cader di ole, contento come di pasqua vi appariva sotto il carcere, e volto alle finestre dei comuni chiamava a nome fra osai i più bisognosi, dispensando loro del pane e della xnonetuzxe, che quelli secondo costume, tiravan su per via di tortigli e panieretti. la somma a nome della casata vuotava loro la bisaccia, poche ore avanti riempiuta a nome della cariti. Poi diceva;
et Figli mici mal consigliati, ton meschino e vivo d'elemosina; ma Dìo m'abbonda e mi contento del poco. Vi sia d'esempio usciti da questo brutto stare. Gii sapete che ciò che mi supera io cado a voi. Onestamente piti non potete procacciarvi quel che vi do, sena del quale voi patireste maggio* mento il freddo e la fame, e ehi sa par riparare alena poco al freddo colla fame e che potreste trasportarvi. Siate buoni ed amatevi scambievolmente, e amate anche me povero derelitto, che non ho nessuno, e che pur ho bisogno d'essere amato. Ohl'ouiorct... Voi forse ignorate coa ala l'amerei.,.,
E qui taceva, si stretto da commozione che talvolta con tutti i suoi sforai non poteva celare. Chi sa da qua! fonte partivano le sue ambasce 2 Rasserenato proseguiva:
Arrivederci, adunque, mici cari figli. Siate buoni e pazienti e abbiate in mente che la sventura 4 scuola, e beato chi ne profitta. Vi lascio col desiderio di rivedervi dimane ben provveduto, se il becchino aoa mi coglie. Se citi avvenisse pregato per l'anima del povero che vi velia tanto bene, senti pregate che la generosità degli nomini mi fosse larga. Dimani! ... Addio av
Volentieri regiatrei il nome santo di colui, ac lo sapessi. Lo appeflnvan tempre con un nomignolo. Che importai ae anche lo mimesi chi mai di lui si curerebbe ? Non ti quello di un Sesostri il suo nome per avere delle piramidi, ni di un Cipriano La Cala per tvtrc dei protettori. Guai a chi non a'annumna con gesta clamoroso e coi delitti. Per costoro il proprio nome ti favilla inosservata uscita da un CI di fieno. D'altra parte ae anche vi dicessi quel nome, a chi lo rassomiglieresta voi ? ... Mi sono incontrato col secolo (ahi ne ne fossi accorto prima !) in cui orioni e pensieri, scritti e diaconi non aoao che imbratti di forme e di apparenze, sorrisi e strette di mano ignorati dal cuore, zavorra di morbidezza e impasto di colori da durare un istante ... Inganni e menzogne, arti da istrione, trovati francesi, che tetto di inventano a scapito delia vinti e della morale. Se a noli francesi continuano a chiamarci maestri di pugnale, perché i nostri avi brandivano il p aguale, quando anche i loro avi lo brandivano del pari; chiamiamoli maestri di corrasione ora che in Francia lo corruzione labe infiltrata in. ogni vena. E torno al aio povero, interrogandovi: a chi sareste voi disposti a concedere una benedizione ? In quanto a me la indirizzo olla memoria di colui ed a ragione; perché tornandomi alla mente mi sottrae da spaventevoli cogitazioni, mi solleva a più sublimi regioni e spesso mi spinge ad esclamare: Oh l'umanità aoa ti tutta semenza della perfidia!
[*.,. 35Z-60)
E inutile prolungarmi su citi, che l'era ti suonata e dovemmo senz'altro separarci da eaaL Scendemmo le scale del carcere, del quale attraversando alcuni anditi, vedemmo aggrappati ai rastrelli delle loro ceraie tutti i prigionieri d'ogni spezio che vi di-