Rassegna storica del Risorgimento
UNIVERSIT? ; ISTRUZIONE PUBBLICA
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1958
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Alhrto Caracciolo
potevano trarre Ite benefìcio, specialmente se aiutate dalle amministra* rioni locali.
JQ Manciù! sottolineo puro ohe, M al votava chiudere quella di Sassari, ero giusto sopprimere ugualmente tutte le università minori, poco funrionali antieconomiche. Ma egli sapeva bene che proprio questo concetto di una futura riduzione deOe aedi accademiche, già implicito nelle parole dei relatori di quasi* legge, preoccupava la grande maggioranza dei deputati molto più delle orti di un singolo ateneo sardo. Ognuno era. portato a pensare con preoccupazione quale folla di interessi locali sarebbero tati kei da un accentramento universitario. Tornavano alla mente il caso della Toscana, col rìor-dinamettto degli istituti di Pisa, Siena o Firenze sancito dal liticaseli Tonno avanti, e i recentissimi provvedimenti del. Farmi per la restaurazione e l'indipendenza delle università emiliane. Cosicché persino nemici accaniti del progetto, come il Sella, giunto ad accusare il Mancini di oscuri legami con lo clientele sassaresi, spiegavano ai colleghi di non volere monopolio od accentramento ma solo garanzìe di buoni studi ed attrezzature scientifiche là dove ai dispensava l'insegnamento.1' il Bonghi, he insisteva per la soppreesiono della Università sassarese, fu messo m difficoltà soprattutto dall'accusa di essere sostenitore di un unico centro d'istruzione in tutto il Régno, mentre in realtà non lo era. L'atmosfera parlamentare, insomma, era tale che perfino il Cabrano, che sei anni prima aveva presentato un) progetto analogo, ai proclamò favorevole al mantenimento di quell'ateneo dichiarandosi compreso dei gravi interessi che sarebbero rimasti leti
Da noi non e possibile sopprimere alcuna università, anche se tutti tanno che ce ne sono troppe, e molte risultano inutili e mal funzionanti. COKÌ concludevano la maggior parte degli osservatori politici dopo l'esperienza della legge per Sassari. E l'avvenire era destinato a confermarlo. Le vicende del Mezzogiorno d'Italia stavano per dare un nuovo segno di come anche in questo campo fosse sempre più difficile trasportare meccanicamente legislazione e costumi piemontesi. Tanto a Napoli come nella Sicilia la legge Cosati fu accolta solo in parte, cone mandamenti abbastanza radicali per il settore universitario. Le nomine dei professori, le riforme interne che si ebbero al tempo delle dittature e delle luogotenenze, dimostrarono che si voleva far da se, e che ogni ingerenza centrale avrebbe dovuto avvenire con grande cautele. *)
D'altronde, mentre la Camera discuteva il progetto Mancini, era. al ano culmine il dibattito sul nuovo assetto dcDo Statola tutte le parti, e parevano dominare le opinioni del Ferini e del Minghetti a favore del cosiddetto discentramento amministrativo. Quasi in quegli stessi giorni una serie di leggi di riforma presentato da Terenzio Mantieni, in una delle quali erano pur con-
*> n fìwilil osservo quanto grande fosse, bm i difensori di Surarl, la otteniamomi di protegger* eoa ciò le mpirakfani municipali s regionali dcOe noovo provincia. e Sii si dice vi Mao delle ragioni politiche (e*c m calmare dei malumori che potrebbero eia pericolo!, le quali et naovtmo a sospendere questa .'oppressione avvertiva gli . I tosiamoli, dite. eoa susciterebbe la soppressione?-. Voi lo impeto, se qoeati mammari si fossero volati calmare io Inogo di insellarti, lo crrdo che oi p< non citerbbo (Disco* Se*gfti voi 1*, pp. 0-10. 13 zingao 1B60V
SI 3on si pne a meno di menzionare per tale periodo le felici pagine di Luigi Rosta in Frane** D Saaetit la rubare mpolstona, 1000-1485, Bari. 1943, pp. 491.