Rassegna storica del Risorgimento
UNIVERSIT? ; ISTRUZIONE PUBBLICA
anno
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1958
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Autonomi* o emtr*tÌaauÌon* dtgli ttudi Kuptrhrt 579
o e una tendenza a sostituirsi aon no proprio regimo accentratoro)
eoo del renio d no attento biografo ootno Luigi RUSRO giù non ora sfuggita. Alla Camera, rispondendo alla preoccupato interpellanza di Carlo Alfieri di Sfagliano, aveva data un quadro impreasionante degli intralci ammisi* arativi, delle interferenze del funzionario cu ogni più pìccola questione * del distai > ili, che esistevano nel dicastero dctt*lhtruzieue. Piuttosto elio lasciar persistere quello stato di coee avrebbe preferito mille volte, diceva, buttami dalla finestra a,Avrebbe dunque cercato di mettere ordine, semplificare, decentrare, lasciare libertà allo genuine energie cnltnrali di emergere. Che davo oggi faro il ministro per la istruzione superiore? egli si chiedeva Assicurare a tutte le forze vive del paeta che domandano di sorgere, atei curare loro piena, compiuta libertà di sviluppo . ')
Nell'estate, chiamato al proprio fianco il Brioschi al posto di Quintino Setta, come segretario generale, diede mano o quattro o cinque decreti che sembravano tener fede a tali promesse, restringendo i poteri degli ispettori, spostando sui provveditori e sui rettori molti compiti finora ri serbati all'amministrazione centrale. Sembrava per questo verso che egli davvero si accingesse, come aveva proclamato, a far uscire il mondo degli studi dalle condizioni di perpetua tutela . Egli pareva riaffermare nei fatti la aua convinzione che un ministro che consideri i suoi funzionari come macchine e che li avvolga in una reto di minute pratiche e regolo può ossero come un re assoluto, ubbidito, non mai secondato e illuminato. Il ministro responsabile dell'amministrazione innanzi al paese vuole che quindi i suoi funzionari, senza deviare dall'indirizzo generale che verrà loro dato, si muovano liberamente, ciascuno nel cerchio delle facoltà attribuitegli dalla legge, in tutto rio che riguarda l'aniministrazione . *)
Eppure nello atesso tempo fu sempre il Do Sanctis a procedere alla rapida liquidazione degU organismi di governo preposti nel Napoletano o in Sicilia alla pubblica istruzione, e a intervenire pi.volte a modificare l'assetto degli istituti esistenti in quelle provincie. Con ciò ai alienava simpatie ed amicizie, e metteva in pericolo la continuità delle tipiche istituzioni culturali del Mezzogiorno, pur di soddisfare la propria sentita esigenza di unificazione legislativa e far procedere di qualche passo la lotta contro la miseria morale delle classi inferiori dell'antico regno meridionale. Qui veramente l'apparente npinto decentralizzatore del De Sanctis trovava il proprio limite. Niente per lui doveva sopravvivere che richiamasse lo antiche divisioni della penisola, niente doveva essere concesso alle autonomie regionali. La formazione ben più che municipale del De Sanctis, completala negli anni dell'esilio e assai ravvicinata alle esperienze piemontesi, lo spingeva a tenersi fermo su questo posizioni, senza bisogno, a quanto risulta, di speciali sollecitazioni dei suoi collcgbì di gabinetto. E a noi paro che anche quel tanto di decentramento da lui auspicato e realizzato non fosse poi fine a se stesso, bensì strumento per migliorare la macchina amministrativa che al De Sanctis appariva complicata e arrugginita nel funzionamento, e incapace di far fronte al grave compitò' di dirigere gli affari in tutta la penisola. Non
I) Risposta U'taterpcuanM Alfieri, l. t., p. 10S.
2.i Circola miaiiieriole Osi 31 agosto IMI ai -mori, provveditori O Ispetteri dal Rgno.