Rassegna storica del Risorgimento

UNIVERSIT? ; ISTRUZIONE PUBBLICA
anno <1958>   pagina <580>
immagine non disponibile

580
Albrto Caracciolo
m forse questo il concetto rprr*o ìn un passo della relazione ni Ho del 22 di­cembre, e lo spirito di tinta quanta la legge ini riordinamento dell annoiai trazione centrale, presentata iu quella data? TI Muiislero- seri*** allora ò occupata in un numero munito di piccoli affari, i quii, citte togliere il tempo a questioni più gravi, non possono essere risoluti eoa pirna cognizione di cauaa e con la necessaria speditezza. Il che, seppure era tollerabile hi un piccolo Stato, ora,, allargatosi il Regno, rande difficile l'andare innanzi. Io non ho dubitato, secondando le vostra intenzioni, di abolire già da un pezzo le amministrazioni proprie nelle provincie napolitano e toscane, ed in gran parte anche nelle siciliane, e a ridurre il tutto nelle mani del governo centrale. Di che era necessaria conseguenza [il corsivo è nostro) il discentramento del' l'amministrazione, conferendo attribuzioni pia larghe alle autorità locali, e nominando delegati straordinari in alcune provincie dove le leggi locali non avevano stabilito autorità di sorta . ') Ciò che topra tutto preoccupava est capisce era di assicurare funzionalità in questa branca come nelle altra della nuova struttura statale. Il decentramento si accettava per quel tanto ohe favorisse, anziché intralciare, onesta primordiale esigenza di organizzazione amministrativa. In ciò il De Sanctis ragionava del tutto analogamente ai suoi collegio e ai suoi collaboratori.
2. //era dei centralizzai ori: il Ministero fiottassi Cario Maueuctx. Ha i tempi delle infatuazioni al decentramento e olle autonomie regionali volge­vano al termine. Anche per la cultura supcriore si avvicinava un momento di restrizioni e di tendenze al livellamento, dopo la proclamazione del Regno, In gestione del Ricasoli, e soprattutto col Ministero formato da Orbano Rattazzi.
I problemi del Mezzogiorno valsero grandemente nel settore delTi*tru-zione, come già in altri, a far dire ai politici, e ai irenici che senza forti leggi uniformatrici non si sarebbero superate le piaghe antiche dell'analfabetismo, dell'incultura, della corruttela, non si sarebbe potuta eliminare dalle radici una mentalità retriva e distante dalle esigenze di uno Stato moderno. Per queste provincie le provvidenze per gli studi elementari, delle quali non poco ebbe ad occuparsi Io stesso De Sanctis, rivestivano l'urge** più grande. Ma era diffusa la sensazione che nel Mezzogiorno regnassero il disordino e la mala amministrazione anche nelle università, ed anche per esse tutto fosse da rifare. Dell'ateneo napoletano si parlava eoa scandal come quello in cui mancava ogni norma di iscrizione ai corsi, ogni controllo attraverso Tegola ri esami, venivano date lezioni a domicilio e attribuito lauree senza obblighi di frequenza. Non a caso il Mattcucci, campione dell'accentramento, non appena ratto ministro sentì il bisogno di recarsi di persona a Napoli e far seguire all'ispezione una serie di provvedimenti speciali per gli istituto scientifici partenopei. Era quella, per i nformatori e per gli specialisti di questioni educative provenienti dalle altre regioni, la pietra dello scandalo con la quale occorreva fare i conti.
Singolare e la personalità e renerà di Carlo Matteucei, questo scienziato e patriota che con entusiasmo talora ingenuo si dedicò nella vecchiaia ai tentativo di riformare la scuola. Di lui abbiamo ampia silloge di scritti,
1 Riportata in Eff<m*ti *WU Jtttffa* /jtmsfens, a. 68. 6 geasalo 1862.