Rassegna storica del Risorgimento

UNIVERSIT? ; ISTRUZIONE PUBBLICA
anno <1958>   pagina <596>
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596 Alberi Caracciolo
una diacussiouc id mudimi principi. Se dovessimo rifarci al principi, s'avrebbe a dittatore por meni per noni, lo università coMmu-Ubere ad aspettare, spiare, * d impedire la riforme. Quello che ai propone dunque non è un principio. VI ai domanda la foraa di fare quello ho tutti sanno CIM ai avrebbe a fare, ma ohe nessuno fin qui hu latto: chiuder* la scuole popolate* opprimerò le facoltà poco frequentato, tagliare 1 rami secchi. '* Ma anche con Udo carattere d'urgcnxa, prowodimettto andava incontro a gravi renitenze. Essendosi osservato cho applicando il criterio indicato, tutto quante le facoltà di lettere e di teologia, e una ventina dello altre, potevano cenere abolite, e 350 professori ordinari o incaricati eoaere licenziati, il Correnti dovette promettere che il governo mai ei sarebbe servito in pieno di una legge eoel drastico. Nella commissione parlamentare importanti minoranze guidate à facile immaginare da Domenico Beiti, ei batterono per lasciare più autonomia alle università, e per assicurare ad enti locali il diritto di erigere istituti universitari.3) Infine il Bonghi fu incaricato di stilare una relazione, ohe risultò una sorta di compendio di tutte le discus­sioni di dieci anni, e dalla quale il semplicissimo progetto Correnti risultò in grande misura modificato e temperato. Cadeva il criterio degli otto studenti , stabilendosi nominativamente quali facoltà sarebbero stato con-servate in ciascuna sode, fissando il numero dei docenti per ogni materia, e consentendo od istituzioni locali di crearne o ricostituirne delle altre. Si garantiva olle università la qualifica di ente morale, pur nella loro estesa dipendenza dallo Stato. Si Cacavano una quantità di proposte di riordinamento di singole facoltà, istituti e atenei, E il tutto avrebbe portato in pari tempo, a quanto si prevedeva, sia ad un maggiore ordine che ad una minore spesa.s) Del disegno Correnti come delle modifiche Bonghi possiamo parlare in sede di rievocazione storica, niente perà ne fu tradotto in pratica. Soprav­venne ancora una volta rinsabbiatttento: la <c folla, degli interessi che il Bonghi aveva indicato come i nemici possati di ogni riforma, prevalse ancoro una volta. Prevalse il gwnius lod di cui pia tardi ebbe a parlare Cesure Cor* renti *) per il quale e non troverete una città, anche fra le minori, che voglia abbandonare le sue accademie, le tuo scuole, le sue università . ** A questo punto dunque ai ripropone a noi la domanda, se si trattasse di interessi retrivi o di Istanze valide moderne, che si opponevano olle riforme. E forse si può rispondere per questo periodo in modo un pò* diverso che per i tempi di Mnttcucci. Mentre allora, infatti, la questione della sopravvivenza di numerose università rivestiva essenzialmente il valore di una garanzia vèrso rapporto originalo di ogni scuola e di ogni regione, adesso che l'unità politica si era rafforzata, le esigenze statali accresciute, e lo sviluppo della scienza e della tecnica procedeva ininterrotto, l'irrazionale distribunono degli istituti accademici diventava uno remora ad ogni progresso. Non a caso le discus-
1) Coiusrs-n. Scrini scoto, p. 163.
'--"' Ln Gmuniwfam*. ro comporta dal deputali Tette*. Marìord, Berti. MwstdssjKo, Bonghi. Cuerxoni. H9
Jf Lo relsn<ra fa ptwcotstofl9 magate WO al B. SS C cotto Le*. X, Seaafcroe 1869-70, voi 3* 'del Dotumtnti Camera.
1 Dissono 4 raso 1872 atto Camera. In Serittt Scott, voi. 3 p. 258.
) Diacono 1* moggio 1872 si Senato, te Serial Se**, voi. 3. p. 290.