Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI COMUNALI ; VITERBO
anno
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1958
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Libri e periodici
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he I pimi dell'Italia centrale furono figli di un rlvnlu*ioii", tin originata dalla <piena soverchiente *lei popoli, na dalli futa del principi. Alla definizione di -: rivoluzione sociale fatta dal Demarco II IL blatta, pareli, che non torero nello Stato pontificio forte intellettuali, materiali e morali, rapaci di trasformare ila lo la una rivoluzione le insurrezioni a la rivolto niimenlari (p. 25) a con {Nascane ricorda che, se la rivoluziono romana non ebbe fona et poni! va, ai devo al latto che la panatane per l'Indipendenza Italiana rimase un'esigenza morale, un dato del sentimento a della rnltnra e, la Mazzini, dalla fede religiosa :-, ma non corrispose eie non in parte, all'affermami di nna esigenza libcratriee e rinno-vatrice della società italiana a <p. 26). Scarsa è anche, per 11 IL, la effettiva capa* citi rivoluzionaria del governo e faina > la poetatone rivoluzionaria dell'Assemblea, nella quale tono prati cani ente isolati quel poeU deputati, che ai richiamano agli eaenpi della rivoluzione francese. Questa e carenza rivoluzionaria deriva dalla mancata contrapposizione di forze sociali politicamente consapevoli e dagli onta-eoli, che, ad nna azione di rinnovamento più pronunciato ed evenivo nascono dalla incapacità di risolvere il problema religioso che nasce dall'abbattimento del potere temporale, ti rispetto per le ìalitutioni cattoliche, sia che parta da convinzioni personali o da calcala politico, ostacola un'azione rivoluzionaria radicale. L'opera del Comitato esecutivo (che 1 documenti pubblicati da Emilia Morelli permettono ora di studiare più compiutamente) pone dei limiti all'azione riformatrice interna, nei quali Io stesso Triumvirato mazziniano al manterrà. Se mai Mazzini, sottolinea il IL, darà Ila sua azione di governo un carattere di maggiore mitezza e di una piò larga tolleranza net confronti dei nemici interni della Repubblica, resistendo all'oltranzismo repubblicano dei Cibassi, dei Ccmuschi, dei Bonapartc. L'azione politica di Mazzini a Roma dimostra, secondo il IL, la sua capacità di adattarli alla attuazione di fatto, non ostante II radicalismo della sua impostazione teorica Cp. 206).
Il IL pane in giusto rilievo il contributo decisivo dato da Mazzini al formarsi nell'Assemblea romana di una coscienza politica, ma rileva anche la scarsa influenza ideologica che ri potè esercitare. Alle formule atsoeiazioniatiche mazziniane il contrappongono resistenze liberali o più decisamente democratiche e libertarie, e, tra queste ultime, il R. sottolinea anche l'apporto cattanclano. Sull'azione politica del cattanetano per eccellenza, il Cernusciti, gli inaiate molto e ceri pare, contro il giudizio negativo dei moderati, rivaluta lo Sterili ni, che, come egli afferma, meglio dello slesso Mazzini e più immediatamente tenta di trovare a contatto del popolo l'impulso per nna più decisa azione rivoluzionaria. Non ri è contrasto, afferma il R tra la tattica temporeggiatrire dello Sterbini e il ano temperamento rivoluzionario. La giustificazione della sna ondeggiante politica e trovata nella aderenza calla reale portata del moto popolare romano, che egli aveva avuto 11 merito di secondare e la prudenza di non soprawanzare mai tp. 142). Questo interno conflitto ai risolverà alla fine con l'invocazione di cunei mezzi miracolosi> che, facendo leva sull'entusiasmo repubblicano soli possono salvare le nazioni dall'estrema rovina >, come era stato in Francia nel 1*93.
Ammesso, come ri è visto, lo carso influsso ideologico mazziniano, il R. reagisce energiramente alla tesi di un contrasto di fondo tra l'Assemblea e Mazzini, rome'ha sostenuto il GhisaIberti e confermato la Morelli, nell'analisi da lei condotta della drammatica, seduta del 30 giugno. Non ri fa contrasto politico, afferma il R.. poiché II Triumviro ebbe sempre un grande rispetto per l'Assemblea e questa trasse rigore e consapevolezza dalla passione dell'Apostolo, e mcn che meno l'ipotetico contrasto potè balani sul contrapporsi di sentimenti e interessi locali latenti nell'Atsemblea e prorompenti alla fine. Al Ghisalbert, che parla