Rassegna storica del Risorgimento

1849 ; MAMELI GIORGIO
anno <1918>   pagina <604>
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Gf. Sonni
Ma ad interessarsi di Goffredo eran molti : darne e cavalieri Brano soavi nobildonne che confortavano di loro amorevoli cure i feriti nel­l'ospedale dei Pellegrini - ove era stato ricoverato Goffredo; - erano uomini d'arme che, per mi ideale di patria, s'appalesarono paladini forti e gentili, come nei bei tempi della cavalleria. Molti di questi tennero corrispondenza con la madre. Ma a costoro .s'aggiunse Gof­fredo stesso, per tranquillizzare la genitrice in pena per lui. Infatti il 17, in una lettera le dà tranquillizzanti notizie sulla ferita, poscia prosegue: Si soffre volontieri nel combattere per Roma; qui si difende l'ultimo palmo di terra ; l'onore, l'avvenire d'Italia. La repubblica sarà vinta ma noi avremo sempre segnato una pagina veramente ro- mana nella Storia d'Italia .
Pur troppo la sua ferita non migliorò affatto. Sperarono salvargli l'esistenza coll'amputazione della gamba. Giuseppe Mazzini, il 26 giu­gno, con una lettera piena di conforti e di speranze, ne dava notizia alla madre.
Le cure delicate delle nobildonne ohe Io circondavano - una in modo speciale, amante amata da lui -, i sussidi degli uomini di scienza, non valsero a salvare la giovinezza eroica dì Goffredo. Nelle ore mat­tutine del 6 luglio Y H" dramma della Repubblica Romana era intanto tristemente terminato sotto il peso dell' intervento straniero - il Tirteo della nostra rivoluzione spirava, spirava il nobilissimo spirito, con­versando sull'immortalità dell'anima con Giuseppe Mazzini, che con animo trepidante ne raccolse l'ultimo palpito.
Mentre Goffredo dal suo letto di ospedale a Roma s'avviava verso V immortalità, a Genova i suoi genitori, dalle notizie che ricevevano da parte di amici ed amiche, erano immersi in un dolore facile ad immaginarsi. La madre specialmente, malaticcia com'era, sensibile oltremodo per natura delicata, per dolori provati, viveva in un'ansia indicibile. Le parole delle amiche e degli amici non valevano ad alle­viare la sua pena. Temeva che nelle parole affettuose di tante e di tanti, che avevano la ventura d'essere vicini al suo Goffredo, mentre essa n'era lontana, pietosamente fosse nascosta una crudele verità, sempre presentita da lei, per quanto sempre dall'affetto materno discac­ciata dal pender suo. Inutile dire che a queste sue alternative del sentimento partecipava anche il marito Giorgio. Ma la tensione del dolore in casa Mameli, divenuta acutissima, decise il contrammiraglio sui primi di luglio ad approfittare del piroscafo sardo Lombardo -quello stesso che nel 1860 trasporterà una parte dei Mille affidati a Nino Bixio - in partenza da Genova per Livorno e Civitavecchia, onde recarsi a Roma, e colà conoscere coi propri occhi il vero stato della ferita di Goffredo. Mentre il povero padre saliva sul piroscafo,