Rassegna storica del Risorgimento
FARINI LUIGI CARLO ; GIORNALISMO
anno
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1959
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pagina
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45
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RASSEGNE, DISCUSSIONI E VARIETÀ
IL PROBLEMA ITALIANO NELLE CORRISPONDENZE DI LUIGI CARLO FARINI SULLA PRESSE, SULLA MORNING POST E SULLA CONTINENTAL REVIEW
(1857-1859) C
Non è un mistero per nessuno clic, dopo il congresso di Parigi, e particolarmente ai primi del 1857, Cavour si trovò di fronte ad una situazione preoccupante. Non erano solo le difficoltà che si paravano innanzi nella politica interna con il risveglio dell'attività oppositrice delle due correnti estreme, la rIvoIazionaria mazziniana e la reazionaria clericale, ma era tutto il quadro della politica italiana che veniva a contraddire l'impostazione da lui sostenuta nell'assise parigina. Ivi, si sa, egli aveva infatti posto all'Europa il dilemma fra la rivoluzione e la reazione in Italia, la rivoluzione ohe dall'Italia poteva propagarsi e minacciare il continente, la reazione rappresentata dal predomìnio austriaco sulla penisola; il Piemonte come unico elemento di ordine e fattore di equilibrio, l'Austria bollata come causa prima di rivolte e di sovversione.
E invece? Invece, nei mesi successivi in vari Stati della penisola si delineavano tendenze per un mutamento di politica, dai sistemi ferrei ai sistemi miti, evidentemente allo scopo di togliere di mano al Piemonte l'arma di cui si era fatto forte al Congresso di Parigi, presentandosi come difensore dei sistemi ragionevoli di governo in un'Italia sottoposta alla più spietata reazione. U 1857 è l'anno dei tentativi conciliatoristi. L'aquila asburgica rinfoderava le unghie facendo cessare il regime militarista nel LombardoVeneto col richiamo di Ra-detzki e tentando di cattivarsi i sudditi col viaggio della coppia imperiale largi-triee di favori e di amnistie, e poi con la nomina di Massimiliano a governatore generale con un programma diametralmente opposto a quello di Radetzki. II Papa, poi, dal canto suo, compiva il famoso viaggio attraverso i suoi Stati, preannunciando miglioramenti e riforme. Perfino Ferdinando II allentava il suo regime poliziesco.
Impossibilitato a trarre qualche frutto concreto dalla politica del 1855-56, Cavour correva così pericolo di restare travolto fra i tentativi mazziniani e le manovre reazionarie. Occorreva perciò influire sui circoli politici di Parigi e di Londra e soprattutto sull'opinione dei rispettivi paesi per minimizzare i tentativi concfliatoristi e per presentarli in una luce negativa come strumenti di una maggiorec gcmonia austriaca in Italia A tale scopo, più che la via diplomatica, occorreva battere la via giornalistica, che Cavour si era aperta sia a Parigi sia a Londra durante le sue visite precedenti. 2) Era necessario, cioè, collocare su
*) La bibliografìa cavouriana è assai ricca. Ci limitiamo a segnalare che, dopo le importanti opere di Paul Matter e di Adolfo Omodeo, l'azione di Cavour al congresso di Parigi è stata ricostruita splendidamente da Franco Valaecchi nei suoi noti volumi fondamentali sull'argomento, e in una mirabile sintesi nella relazione al XXXV congresso di storia del Risorgimento (il problema italiano nella politica europea, 18491856) in Atti del XXXV Congresso di Storia del Risorgimento, Roma, 1959, fra. 360.
2) Si veda a tale proposito Cavour e l'Inghilterra Carteggio con V. E, D'Azeglio, Bologna, 1933, specialmente il I volume.