Rassegna storica del Risorgimento

FARINI LUIGI CARLO ; GIORNALISMO
anno <1959>   pagina <52>
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Fernando Manzoni
vengono al governo incitamenti a risoluzioni vigorose; so che tutti i marinai da Spezia sino a Nizza si offrono a servire il Re, so che ad un comando del Re il paese intero è pronto a dar uomini e denaro. Se l'Inghilterra non vuol turbata la pace, bisogna che si unisca al Piemonte per far intendere al Re di Napoli, che è disposta ad aiutarci per ottenere colla forza ciò che la giustizia comanda . Per queste esplicite espressioni di minaccia e di ricatto è il caso di parlare di una vera distribuzione dei compiti fra Cavour e Farmi, fra l'uomo politico responsa­bile e il giornalista. Poteva infatti Cavour fare dichiarazioni simili a nome del governo? Certamente no, e si può essere altrettanto certi che questi propositi di guerra al Regno delle Due Sicilie egli non li ha minimamente nutriti. Ma poteva ugualmente essere utile che ciò venisse scritto su un giornale inglese da un pub­blicista italiano.
Vi era poi un altro argomento al quale ricorreva Farini, occupandosi della questione del Cagliari, anch'esso consistente in una minaccia per l'avvenire: la possibilità di una conversione piemontese verso la Francia. E se in questi frangenti scriveva a tale proposito il gabinetto britannico non desse prova aperta delle sue simpatie per noi, certo si è che la influenza francese crescerebbe a scapito della inglese . 2' Soffiava poi sul senso di rivalità con la Francia me­diante un abile dosaggio di periodi: Si dà per certo che il governo francese anch'esso abbia risposto al Memorandum del Conte di Cavour, offrendo l'appoggio morale della Francia. Ma dicesi che il tenore della risposta scritta, e di alcune spie­gazioni orali o confidenziali sia molto esplicito. Credo che l'Imperatore non voglia ufficialmente far passi più avanti di quelli dell'Inghilterra, ma ufficiosamente ha lasciato sottintendere che in ogni evento non abbandonerà il Piemonte .3) Trovava inoltre spunto per collegare l'affare del Cagliari alle vicende della politica interna, dominata dai dibattiti sulla stampa e in Parlamento sulla legge De Foresta per la definizione del reato di apologia dell'assassinio politico. La legge, aspramente combattuta sia dalla destra che dalla sinistra, metteva in difficoltà la continuazione del sistema liberale il quale sarebbe stato maggior­mente compromesso da uno scacco diplomatico sull'affare Cagliare: e se il governo si mostrasse molle ed impotente alla difesa del suo diritto, ogni sua influenza ed ogni autorità dei partiti costituzionali scarterebbero irreparabil­mente . *1
All'appello della solidarietà costituzionale si univa un'altra nota che non doveva restare priva di risonanza negli ambienti ultraprotestanti del mondo inglese: la denuncia dell'intolleranza cattolica nello Stato pontificio rivelantesi negli atti dell'Inquisizione nelle Romagne s) e in generale nella permanenza in questo Stato di quelle condizioni che erano state clamorosamente deplorate dal Clarcndon a Parigi. b* Su tale orientamento sappiamo, per gli studi dello Spini 7)
*) Ibidem, 6 maggio.
2) Ibidem, 7 aprile,
3) Ibidem, 6 maggio. La pubblicazione degli ultimi scrìtti di Felice Orsini sulla Gaz-xetta Piemontese offriva naturalmente spunto a Farmi per desumerne che i rapporti fra il Piemonte e la Francia fossero intimi (16 aprile).
*) Ibidem, 7 aprile. s) Ibidem, 16 aprile!
6) Ibidem, 27 maggio; 30 maggio.
7) GXOBGIO SPINI, Risorgimento e Protestanti, Napoli, 1956.