Rassegna storica del Risorgimento

FARINI LUIGI CARLO ; GIORNALISMO
anno <1959>   pagina <55>
immagine non disponibile

Il problema italiano nelle corrispondenze di Luigi farlo Forivi 55
l'Italia dopo il 1848, *) per concludere come fosse deplorabile il fatto che il Pie­monte fosse stato condotto nelle Braccia della Francia, e che la più naturale, la più simpatica amicìzia del governo inglese ci sia venata meno .
Ma la via della pura recriminazione restava sterile ed infruttuosa; al pubbli* cista piemontese incombeva di svolgere dei temi che avrebbero suscitato il con­senso dei suoi lettori. A questo scopo si prestava la descrizione della situazione italiana a Napoli, in Toscana e nei Ducati, sempre dilaniati fra reazione e rivo­luzione; si prestava lo spettro di Mazzini, questo genio dell'assurdo, questo fanatico incorreggibile al paro dei preti romani, [che] esce fuori sempre colle sue
l) Ibidem: Vi ricordate qual linguaggio tennero, pochi anni or sono, i vostri giornali ministeriali sull'Austria, sul suo governo, sulla sua Corte? Non si potevan dire cose più. vere nò più dure; anzi soventi si trascorreva: io ricordo ancora che chiamavano la madre dell'Imperatore la sanguinaria Messalina! Ed i ministri che cosa non dicevano anch'essi della dominazione austrìaca in Italia, dei governi di Napoli e di Roma? Lord Palmerston pareva il duce dei rivoluzionari italiani: un giorno fece alla tribuna l'elogio del Triumvirato mazziniano mettendo a confronto le opere sue con quelle del governo papale.
Venne il Congresso di Parigi: quel che dicesse Lord Clarendon su Napoli e su Roma è noto a tutta l'Europa.
Parve a noi, parve a tutti che il Piemonte e l'Italia dovessero fare sicuro assegna­mento sull'Inghilterra per difendere i propri diritti contro l'Austria ed il Papa.
Il Conte di Cavour tornato a Torino ne fece sicurtà in parlamento, e fra gli applausi della Camera parlò della costante ed efficace amicizia della Gran Brettagna e rese onore a Lord Clarendon.
Ma di lì a poco si seppe (ed ora è bene che si sappia anche in Inghilterra) che Lord Clarendon si era avuto a male che il Conte di Cavour facesse, quasi a sua insaputa, una gita dà Parigi a Londra, e Lord Palmerston aveva avuto dispetto perchè Lord Lindursth fosse stato pregato a trattare in Parlamento la questione italiana. Le son ptcciolezze: ma anche i grandi ne hanno. Io non voglio scusare il Conte di Cavour se all'impensata offen­desse la suscettibilità dei vostri ministri: ma non saprei nemmeno scusare i vostri ministri se per dispetto avessero governato la politica britannica. Di lì a poco accadde che nelle pratiche sulle frontiere di Bessarabia la Sardegna stesse più colla Francia e colla Russia che co 11'Austria e l'Inghilterra, sembrandole che dalla parte di quelle stesse a giustizia e la ragione. I ministri inglesi diedero segno di mal umore.
Intanto dopo tutto il chiasso fatto su Roma e su Napoli, voi sapete che le due Po­tenze occidentali lasciarono le cose come erano prima del Congresso: anzi furono cagione di nuovi dolori, perchè il Re di Napoli fece pagare con lacrime ai sudditi suoi la ciarliera inane protezione delle potenze liberali: ed il Piemonte che aveva fatta la sua parte di rumor di speranza, e che forse ne aveva fatta troppa anch'esso ne fu per le beffe, e il Re di Napoli ebbe gli allori.
Una questione maggiore trattasi intanto in Europa, quella dei Principati Danubiani. Lord Qareudòn aveva nel Congresso di Parigi reso il partito favorevole all'Unione ed al governo libero. Queste cose non andavano a sangue all'Austria, la quale mise su la Turchia e l'Inghilterra cominciò ad accostarsi a loro. Il Piemonte tenne il fermo nel partito del­l'Unione, indi nuovi dispetti del vostro Gabinetto, che allora era il Gabinetto Palmerston. De' quali dispetti ebbe il Piemonte una dimostrazione di grave momento, come ora vi dirò, perchè tutta la verità si sappia...
Aveva l'Austria, come vi è noto, posti nel fisco i beni di molti cospicui Lombardi fatti legalmente cittadini del regno di Sardegna. Quanta e quale ingiustizia ed iniquità quella fosse, inutile il dire: inutile il rammentare le protestazioni della Sardegna, la rottura delle relazioni diplomatiche coli*Austria, la sentenza della pubblica opinione che la con­dannava severamente Dopo il congresso di Parigi, incominciandosi a Londra a piegare