Rassegna storica del Risorgimento
FARINI LUIGI CARLO ; GIORNALISMO
anno
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1959
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pagina
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58
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58 A* Fernando Manzoni
che L'Inghilterra nell'interesse dell'equilibrio europeo e nel proprio, deve volere che sì mantenga l'impero austriaco, così che bilanci le forze della Russia e della Francia. Ammetto questo vostro punto di vista, ma allora badate che se siete interessati al mantenimento dell'impero austriaco dovete rendervi conto che la questione italiana è il gran tarlo dell'impero stesso ( L'Italia ha certo una virtù deleteria per l'Austria; l'Austria l'ha vinta e potrà vincerla ancora sui campi di battaglia: ma questa, non doma, non domabile Italia è malattia cronica dell'Impero ), e che dopo il concordato del 1855 Papato e Austria sono tutt'uno: non si può provvedere alla questione romana senza provvedere a quella della dominazione austriaca in Italia. D'altra parte, anche per l'equilibrio interno della penisola sosteneva Farmi in un successivo articolo l) la questione romana rimane pregiudiziale. È vero che in Piemonte c'è un regno costituzionale, ma questa libertà, o Signori, è pur sempre molto insidiata. La Corte di Roma non si stanca di usare in danno suo i suoi potenti influssi cosmopolitici . Emissari della Corte romana e combriccole di Prelati tramano contro il regime costituzionale. Le Associazioni S. Vincenzo de' Paoli sotto il manto della religione e della pietà si intromettono nella politica e nelle società di mutuo soccorso. Nel confessionale come dalla tribuna, nella famiglia come nel foro si esercitano le influenze clericali. I Gesuiti turbano con la loro azione lo svolgimento naturale degli ordini liberi. Badate diceva in sostanza Farini che la libertà del Piemonte è una libertà d'assaggio che per affermarsi ha bisogno di estendersi a tutta la penisola; che se Cavour dovesse cadere lascierebbe il posto ai cosidettt conservatori i quali vogliono conservare gli abusi romani, restituire il buon accordo con la Santa Sede . Convincetevi dunque che la questione della libertà d'Italia si identifica con quella romana, questione universale, che la molle età nostra non osa nemmeno guardar di fronte . E, il 1 dicembre, egli indicava quanto l'Inghilterra avrebbe potuto fare per l'Italia consigliava di intervenire a Napoli per imporre anche con le armi gli ordini civili, e nello Stato romano per ottenere lo sgombero degli austriaci e dei francesi e additava questa politica come l'unica atta a bloccare l'influenza francese 2) sulla penisola. Io spero pur sempre concludeva che la pubblica opinione della nobile vostra patria prevalga sulle opinioni non sempre larghe e giuste dei Governanti, sicché avvenga che conosciute bene le vere condizioni del Piemonte e dell'Italia si conosca bene che a voler combattere la soverchia influenza francese bisogna far qualche cosa in servizio della libertà dei popoli, e non contentarsi di dare il suffragio alla preponderanza austriaca; e che a volere impedire le rivoluzioni e le guerre di cui l'Italia può essere cagione, non si conviene ad un libero e fortissimo Stato come è la Gran Bretagna il raccomandare soltanto la rassegnazione ai popoli e la prudenza al Piemonte, ma si conviene raccomandare la giustizia e l'umanità ai po-
*) Continental Review, 17 novembre.
z) Il 1 dicembre Farini doveva, fra l'altro, polemizzare con un articolo della Continen-tal RevUvj dal titolo Doveri dell'Inghilterra verso l'Italia, che, rispondendo ai precedenti scritti del romagnolo sulla stessa rivista, aveva rimproverato al Piemonte l'alleanza con un impero assolutista come anello francese. Nella sua risposta Farmi sosteneva che, a parte la constatazione che le alleanze non si fanno sempre sulla base dell'affinità di regimi, l'impero francese in fondo si ispirava ai principi del diritto naturale e alle massime del 1789 e che rispetto all'impero austriaco poteva considerarsi liberale e progressivo.