Rassegna storica del Risorgimento
SALVEMINI GAETANO
anno
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1959
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pagina
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63
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Salvemini e la stona del Risorgimento
63
11 lavoro eoa il quale il Salvemini esordi negli studi risorgimentali non è propriamente un libro di storia, ma piuttosto può collocarsi nel genere del pamphlet politico. ' Originato, come giustamente nota il Tagliacozzo (p. 5.3), dal desiderio di chiarire i lontani antefatti della reazione del '98, lo studio sui Partiti politici milanesi nel secolo XIX 2) rivela di continuo, nell'impostazione come nello stile, le sue motivazioni polemiche. II Tagliacozzo ci informa che il Salvemini, negli ultimi anni, confessava la propria insoddisfazione per quello scritto in cui i documenti storici venivano fatti servire alla polemica politica contingente (p. 52). E del resto non è difficile scorgere in qualche modo un accenno autobiografico in quanto il Salvemini scriveva nel '46 presentando la raccolta postuma degli scritti di Nello Rosselli: Quando l'opera* della Destra sia esaminata nel quadro delle condizioni sociali italiane, quali erano novant'anni or sono, bisogna riconoscere francamente ohe i Giambi ed Epodi di Carducci resero difficile un equo giudizio sulla Destra alla generazione che crebbe sotto l'influenza di quelle opere d'arte... .a)
In realtà, incontratasi con il Cattaneo storico dell'insurrezione milanese, scoperto- proprio in quell'anno nella Biblioteca Comunale di Lodi, *' la veemente polemica salvcminiana contro i barbassori moderati diveniva nello studio del '99 il canone interpretativo di tutta la storia di Milano nell'Ottocento. Questa si configurava infatti nelle sue pagine come un continuo succedersi di lotte tra la popolazione cittadina, democratica e repubblicana, e i gruppi monarchici e conservatori, tutti intenti a sfruttare a proprio vantaggio i tentativi rivoluzionari dei democratici o a frenarli quando sembravano mettere in forse le sorti della monarchia e della conservazione sociale. Quei nobili che, dopo le sconfitte napoleoniche, avevano consegnato Milano agli Austriaci, si erano visti assai presto esclusi da ogni partecipazione all'esercizio del governo e, assieme alla grande borghesia, danneggiati dall'esoso fiscalismo e dalla politica doganale austriaca, ispirata a criteri protezionistici. Solo allora scriveva il Salvemini riprendendo il Cattaneo , essi <c intesero per la prima volta d'essere italiani (p. 15): il patriottismo dei moderati veniva così ricondotto, in ultima analisi, agli ostacoli opposti dall'Austria alle loro aspirazioni e ai loro interessi economici. Ma, continuava il Salvemini, timorosi dei risultati di un'insurrezione democratica e repubblicana, i moderati lombardi si erano andati sempre più accostando a Carlo Alberto, nel quale rivivevano le tradizionali speranze sabaude in un ingrandimento territoriale del Piemonte, e il cui intervento in Lombardia era motivato anche da timori e preoccupazioni controrivoluzionarie. Il re si mosse infatti solo quando fu chiaro che un'ulteriore esitazione avrebbe portato alla vittoria dei democratici e all'instaurazione della repubblica. L'insurrezione di Milano del '48 era stata eminentemente popolare e repubblicana: in fondo un popolo che combatteva, in alto i moderati che avevano paura; quando il popolo ebbe vinto i moderati non ebbero più. paura e si diedero a sfruttare la vittoria dovuta alle sole forze popolari (p. 68). Di fronte a questa perfidia dei moderati Mazzini aveva mostrato la propria ingenuità cadendo nella trappola mode-
') E. SESTA, Salvemini storico e maestro, cit., p. 24.
2) RERUM SCRXPTOB, I partiti politici milanesi nel secolo XIX, Milano, 1899. 8) G. SALVEMINI, prefaz. a N. ROSSELLI, Saggi sul Risorgimento e altri scrìtti, Torino, 1946, p. 14.
*) E. SESTA, Salvemini storico e maestro, cit., p. 23.